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emilio zola. 261


Detto questo, aperse un cassetto, prese un fascio di manoscritti e me li mise sotto gli occhi. Erano i primi studi dell’Assommoir, in tanti foglietti volanti.

Sui primi fogli c’era uno schizzo dei personaggi: appunti sulla persona, sul temperamento, sull’indole. Ci trovai lo «specchio caratteristico» di Gervaise, di Coupeau, di maman Coupeau, dei Lorilleux, dei Boche, di Goujet, di madame Lérat: c’eran tutti. Parevano note d’un registro di questura, scritte in linguaggio laconico, e liberissimo, come quello del romanzo, e interpolate di brevi ragionamenti, come: — Nato così, educato così; si porterà in questo modo. — In un luogo c’era scritto: — E che può far altro una canaglia di questa specie? — M’è rimasto impresso, fra gli altri, lo schizzo di Lantier, che era un filza d’aggettivi, che formavano una gradazione crescente d’ingiurie: — grossier, sensuel, brutal, egoiste, polisson. — In alcuni punti c’era detto: — servirsi del tale — una persona cono-