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206 ricordi di parigi.


i delegati di tutte le nazioni, dalla Svezia all’Italia, e dalla repubblica di San Salvador alla Russia: un grande stato maggiore di poeti, di romanzieri, di dotti, d’uomini di Stato, di pubblicisti e d’editori, fra cui spiccava il viso fine e sorridente del Turghenief, la bella testa ardita di Edmondo About e la figura simpatica di Jules Simon, bersagliati da mille sguardi. Ma la grande curiosità era di vedere Vittor Hugo. C’erano centinaia di stranieri che non l’avevano mai visto; il suo nome suonava su tutte le labbra; quasi tutti gli sguardi eran rivolti dalla parte del palco dove doveva apparire. Ad ogni movimento che si facesse tra le scene, seguiva un rimescolio profondo in tutto il teatro. Era bello e consolante vedere una curiosità così ardente in quella gran folla così varia di sangue, e pensare che chi la provocava era un vecchio poeta. Improvvisamente tutti i delegati s’alzarono, fra tutte quelle teste grigie e bianche si vide apparire una testa più bianca di tutte, e uno scoppio formidabile d’ap-