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180 ricordi di parigi.


la destra, e la mia mano calda e tremante rimase per qualche momento tra le sue.

Seguì un breve silenzio, durante il quale sentii il suono del mio respiro, come se avessi fatto una corsa.

Poi sentii la sua voce; una voce grave, ma dolce, in cui mi parve di sentire mille voci, e che mi stupì, come se, udendola, vedessi comparire Vittor Hugo per la seconda volta.

— Siete il benvenuto in casa mia, signore — disse. — Voi avete cuore. Siete un amico. Avete fatto bene a presentarvi così. Vi ringrazio con tutta l’anima. Non volete mica lasciarmi subito, non è vero? Voi resterete con me tutta la sera.

Poi mi domandò:

— Di che paese siete?

Inteso ch’ero italiano, mi guardò fisso. Poi mi prese di nuovo la mano, mi fece sedere e sedette.

Che cosa dirgli, Dio buono! A un uomo così, quando gli avete espresso con tutta l’anima quello