Pagina:De Amicis - Ricordi del 1870-71.djvu/82

68 l’inaugurazione degli ossari

gio, che pare appartenesse a un soldato francese, e che tocco da una palla o fermato da qualche goccia di sangue, segna ancora le quattro e trentacinque minuti, l’ora dell’ultimo assalto degli Austriaci a Guidizzolo. V’è una lettera d’una madre che manda dieci lire a suo figlio, pregandolo di aver cura della salute e di non far parola di quel dono a suo padre, che non ne sa nulla e potrebbe trovarci a ridire. Un’altra lettera è d’una giovinetta che ringrazia un soldato dell’offerta ch’ei le fece della sua mano, e gli ricorda i cari giorni passati insieme prima della partenza sua per la guerra. Una terza lettera è d’un padre che esorta il figliuolo a compiere coraggiosamente il suo dovere di soldato. Quasi tutti si lesse que’ fogli, e furono i momenti di maggior commozione; non pochi piansero.

Terminata la visita dell’Ossario, si uscì, e ci si trattenne alcuni minuti sotto un ampio padiglione, dove furon lette parecchie poesie. Poi si salì sul colle di Solferino.

Arrivati sulla cima, la più parte si corse a vedere la torre e ci si salì su. Il colpo d’occhio che di là si gode è veramente degno della fama che lo dice uno dei più meravigliosi del mondo. Si vede una gran parte della pianura lombarda, il lago di Garda, le cupole di Mantova, il torrione di Cremona; e sotto, ai piedi del colle, il villaggio, il cimitero, le case sparse, tutto il campo di battaglia, palmo per palmo, come una piazza d’armi. Che cielo poi, e che aria! Da un lato della piazza vicino alla torre, sotto un ampio portico, erano preparate le mense per oltre duecento persone. Dinanzi al portico, si stendeva un grande padiglione sostenuto da antenne fasciate d’alloro e di fiori. La facciata della casa a cui il padiglione appoggiavasi, splendeva, percossa dal sole, e lampeggiava come una parete d’acciaio; cinquemila daghe e cinquemila baionette v’erano raccolte e disposte in trofei, con busti e ritratti del Re e dei Principi, e arazzi e bandiere; una profu-