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la battaglia di solferino e san martino. 41

allori di cento battaglie, circonfusa di maestà e di terrore, splendida dell’ultimo raggio del sole di Waterloo, formidabile, venerata, solenne; la guardia imperiale s’avanza.

La divisione Camou si divide: la brigata Picard verso le alture di sinistra; la brigata Maneque, in aiuto del Forey, contro gli Austriaci che scendono da Casa del Monte. Il Maneque ha diviso le sue forze in quattro colonne di battaglione. Orsù! Le brigate Hoditz e Reznitchek aspettano; zaini a terra, baionette in canna, e avanti. Fanteria e artiglieria austriaca infuriano dall’alto; i quattro battaglioni della guardia, lasciandosi dietro quattro larghe strisce di caduti, salgono, saldi e chiusi, e quanto più fulminati, più fieri. Eccoli al punto, giù le baionette, all’assalto: — Viva l’Imperatore! Viva la Francia! — Gli Austriaci piegano; sulle alture di Forco e di Pellegrino sfolgorano le baionette della brigata Maneque.

In quel punto il battaglione cacciatori della guardia gira attorno al villaggio di Solferino, lo assale, vi penetra, e caccia il nemico pigliandogli una bandiera, otto cannoni e cento prigionieri.

Intanto il generale Forey, soccorso da due battaglioni di volteggiatori della guardia, mandati dal generale Maneque, ritorna vigorosamente all’offesa. Accortosi che il nemico perde terreno, manda la 1ª brigata ad assalire l’altura dei Cipressi. Arriva di galoppo il generale Le Bœuf con due batterie d’artiglieria della guardia, copre d’un nembo di palle il villaggio, e sostiene gli assalti delle due brigate Forey. La prima conquista allora il monte dei Cipressi, la seconda il colle della torre, e finalmente, aprendosi una strada di sangue, la torre.

Il generale Bazaine, rovinati i muri del cimitero, ha lanciato all’assalto tutta la divisione, cacciato il nemico e strappato la bandiera al reggimento principe Wasa.