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la battaglia di solferino e san martino. 35

Son le nove e mezzo. Il maresciallo Canrobert è arrivato a Medole. L’Imperatore gli fa annunziare che un corpo di 20,000 uomini è uscito da Mantova; si guardi sulla sua destra, e sostenga ad un tempo la destra del 4º corpo. Il Canrobert manda immediatamente una brigata della divisione Renault sulla via di Ceresa, e provvede alla sua sicurezza dalla parte di Mantova.

Intanto, tra il 2º e il 4º corpo, le batterie delle divisioni Partouneaux e Desvaux hanno cominciato a molestare gli Austriaci. Uno squadrone del 5º usseri e uno del 3º cacciatori d’Africa hanno assalito e disperso parecchi drappelli di cavalleria e di fanteria nemica, prendendo molti prigionieri. A misura che la sinistra del corpo del Niel acquista terreno, le due divisioni di cavalleria s’avanzano.

L’Austriaco ingrossa minacciosamente dinanzi al 2º corpo. Il maresciallo Mac-Mahon lascia la strada di Mantova, va a porsi davanti a casa Marino, e di là ordina a battaglia le divisioni La Motterouge e Decaen. Le colonne austriache, seguite da una divisione di cavalleria, scendono e si schierano nel piano di fronte a lui, spingendo innanzi un grosso numero di pezzi d’artiglieria. Il Mac-Mahon, dal canto suo, spiega in un batter d’occhio quattro batterie, e il fuoco prorompe d’ambe le parti furioso. Ma per poco: due cassoni degli Austriaci saltano in aria; la loro artiglieria, sopraffatta e malconcia, retrocede; un reggimento usseri, che tenta tre volte di girare attorno all’ala sinistra francese, viene tre volte vigorosamente respinto dalle scariche della brigata Gaudin de Villaine, e rigettato sui quadrati austriaci con molto disordine e perdita grande d’uomini e di cavalli. Una palla di cannone ha portato via un braccio al generale Auger.

La guardia imperiale muove a gran passi verso Castiglione.

Napoleone, partito da Montechiari, giunge a Castiglione, sale sul castello e osserva il campo di battaglia.