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ed il quale nell’opera sua enciclopedica de expetendis et fugiendis rebus, de’ 49 libri in che la divise, ne assegnò tre all’aritmetica, cinque alla musica, sei alla geometria, ove discorre di meccanica, ottica ecc. quattro all’astronomia.1
In questa rapida e sommaria recensione, dopo che il discorso ci ha condotto fuori della Toscana, non si è più fatto motto dell’aritmetica e dell’analisi; nè alcuna speciale menzione poi è stata fatta di Genova, nominata appena come patria d’Andalone di Negro, nè di Venezia fin qui nè manco accennata. Eppure quelle commerciali e navigatrici repubbliche, senz’alcun uso non iscarso di cognizioni matematiche, non avrebbero potuto condurre le loro navigazioni; chè scienza nautica aver non si puote senza studio di matematica. Può bene il piloto apprender l’arte empiricamente; ma all’arte son dati i precetti e le regole soltanto dalla scienza teorica: sicchè il fatto de’ valenti piloti fa arguire l’esistenza di chi insegnasse loro le regole pratiche da seguire ed applicare. Ed il commercio attivissimo e intelligente delle due rivali regine de’ nostri mari non potea trascurare l’aritmetica introdotta in Toscana del Fibonacci, la quale anzi, in quanto applicata a’ negozj del commercio, prese il nome di mercantile, come mercantili furono per lungo tempo chiamate le cifre numeriche moderne.
La cognizione di quest’arte novella, e con essa quella dell’Algebra, se parve dapprima ristretta alla sola Toscana, ne uscì poi portata, cred’io, dai toscani medesimi, più tosto che attintavi dagli altri popoli italiani. Imperochè era allora costume de’ toscani di recarsi fuori di patria, con maggiore acquisto di ricchezza che di
- ↑ V. Biografia Universale.