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dalla terra alla luna | 201 |
specialmente, quelle che da quarant’anni intristivano sul gambo, stavano notte e dì pensose dinanzi alle fotografie di lui.
È certo che avrebbe trovato compagne a centinaia, anche imponendo loro il patto di seguirlo negli spazî. Le donne sono intrepide quando non hanno paura di tutto. Ma non era suo intendimento di fondare una schiatta di Francesi e d’Americani. Onde rifiutò.
«Andar lassù, ei diceva, a recitare la parte di Adamo con una figlia d’Eva?... grazie infinite. Non v’incontrerei che serpenti!...»
Non appena potè sottrarsi alle gioie troppo ripetute del trionfo, seguito dagli amici, egli andò a far una visita alla Columbiad. Le doveva pure questa degnazione. Del resto, dacchè viveva con Barbicane, J. T. Maston e gli altri tutti, erasi fatto dotto in balistica. Il suo maggior piacere consisteva nel ripetere a’ que’ bravi artiglieri che essi non erano che amabili e dotti assassini. A tale riguardo i suoi scherzi non avevano fine. Il giorno in cui visitò la Columbiad l’ammirò assai e discese fino al fondo dell’anima del gigantesco mortaio, che tra breve doveva lanciarlo verso l’astro delle notti.
«Almeno, diss’egli, questo cannone non farà male ad alcuno, — proprietà già sorprendente in un cannone. — Ma quanto alle vostre macchine che distruggono, che incendiano, spezzano, uccidono, non me ne parlate, e soprattutto non venite mai a cantarmi che hanno un’anima: non vi crederei!»