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qual fu l’allegrezza mia, quando assai persone m’assicurarono che il lodato Garzia, colla sua impareggiabile figlia e con alcuni altri cantanti italiani, veniva da Londra in America, e appunto a’New-York, per istabilirvi l’opera musicale italiana, ch’era il desideratimi del mio sommo zelo? Infatti vi capitò; e l’effetto fu prodigioso. Non è possibile imaginare l’entusiasmo che nella colta parte della nazione produsse la nostra musica, eseguita da soggetti di sommo gusto e di sommo merito. Il barbiere di Siviglia dell’universalmente ammirato e lodato Rossini fu il dramma felice che piantò la prima radice del grand’arbore musicale a New-York. Un giovine americano, di molto ingegno dotato e grand’amatore di questa nobile arte, ne parlava un di quasi ex cathedra co’ suoi amici in presenza mia, poco prima che i nostri cantanti arrivassero. Sembrandomi erronee le sue opinioni, gli dissi scherzando: —Signor Salomone, tacete. Voi non sapete ancora niente di musica. — Parve sdegnarsi meco quel bravo giovine: lo pregai di calmarsi, e gli promisi di presto convincerlo. Qualche tempo dopo arrivò il Garzia: s’annunziò per l’apertura del teatro fi barbiere di Siviglia del detto Rossini, ed alla quinta ripetizione lo condussi meco al teatro con alcuni altri de’ miei allievi, la cui ammirabile musica rapfa ed essi e alcuni altri spettatori, che v’intervennero, in una spezie d’estasi di dolcezza. Accorgendomi dell’effetto maraviglioso, che producea quella musica, dal lor perfetto silenzio, da’ movimenti del volto e degli occhi e dal continuo sbattersi delle mani, terminata la pruova, me gli accostai e chiesi l’opinione del nostro incredulo: — Signor Da Ponte — diss’egli generosamente, — avete ragione. Confesso con vero piacere che io non sapevo un iota di musica. — Non dissimili furon gli effetti che produsse la prima rappresentazione in tutti quelli che non avevan gli orecchi foderati di quella pelle di cui si fanno i tamburi, o non avevan qualche interesse particolare per dirne male b), ora per dare il primato (i) Un giornalista dal tristo specchio onorò la musica italiana del nome di «mostro».