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di quello che prima di lui tanti altri copisti di Boileau, di Johnson, di Chesterfield e de’ lor seguaci avcan detto, pensai che tutto quello ch’avessi potuto scrivere non sarebbe che un suonar i pifferi a’ sordi, e, invece di andar in collera, mi misi a ridere, siccome i dotti italiani fanno delle matte opinioni di que’ lor giudici. Difatti, se non giovarono a cangiar le opinioni quelle cose che tanti grandi uomini scrissero, come avrei io potuto, anche per molti volumi, cangiarle? Come avrei potuto convincere il nostro critico, si persuaso della sua propria, che le imagini ed i translati da Petrarca usati nelle tre canzoni sugli occhi di Laura sono d’una bellezza e d’una squisitezza inarrivabile, e non affettazioni e concettini, com’egli, ed egli solo finora, ebbe il piacere di chiamarle, se non poterono ottener tanto da lui gli elogi de’ Gravina, de’ Bettinelli, de’ Casaregi e di altri cento italiani e francesi scrittori (oltre il nostro gran trombadore Ginguené), che «le tre divine sorelle» quelle tre canzoni concordemente chiamarono? L’avrei io potuto convincere che Boileau ne’ suoi ultimi anni avea mutato opinione rispetto alla Gerusalemme del Tasso, se nemmeno uno scrittore francese di grido ha tanto potuto? (0. E che dirò del povero Metastasio, che i signori contributori del North American Review tanto poco stimano, ad onta di mille belle cose che di lui scrissero e Rousseau e Arteaga e Andres, per lasciar da parte gli scrittori italiani? Una cosa sola mi sono allora legata al dito, per rivendicare il gusto de’ nostri italiani, quando le occupazioni mel permetteranno; occupazioni assai a me grate di lor natura, aumentate di molto dal felice avvenimento, di cui farò tosto parola. Sebbene io vedessi con giubilo aumentarsi ogni giorno di piú in piú, tanto in New-York che nelle altre cittá dell’Unione, la coltura delle lettere italiane, credeva nulladimeno che un mezzo ancora vi potess’essere da renderle e piú diffuse e piú in pregio; ma, per dire la veritá, io non ardiva sperarlo. Or (t) L’abate Oi.ivf.t, Storia dell’accademia di Francia, carta 18; Skrassi, Vita di Torquato Tasso.