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e de’ suoi consigli giovandomi, mi son ingegnato di fare, siccome spero ch’egli vedrá, se ha la graziosa pazienza di rileggere la seconda edizione delle mie Memorie.

In due punti nulladimeno, con tutto il rispetto dovuto a un letterato di si fine giudizio, cercherò, se non di giustificarmi, d’attenuare almeno il peccato mio. «Lo stile di quelle Memorie — dice in un loco il mio colto censore — non piacerá forse intieramente al Colombo». Io ho letti, riletti e studiati tutti gli scritti del mio caro e prezioso amico Colombo, e, sebbene io 10 giudichi insieme col Monti il piú vago forse, il piú terso e 11 piú degno da imitarsi di tutti gli scrittori italiani del nostro secolo, senza escludere il Cesari, non credo nulladimeno che lo stile de’ suoi Cadmiti , delle sue lezioni o de’ suoi medesimi opuscoli renduto avrebbe piú care e piú popolari le mie Meviorie di quello che le rendette lo stile che io adottai. Ed eccone la ragione. Io aveva giá messo in mano a’ miei discenti nel lor tirocinio tutte quell’opere celebri che vanno per le mani de’ piú, ma né le scelte novelle del Boccaccio, né le lettere di Bentivoglio, né Le notti romane del Verri, né le Lettere di Foscolo, né le Lezioni di Cesari, né i Cadmiti del medesimo Colombo erano intesi da quelli colla facilitá che avrei desiderato, perché non si servissero, se non di rado, de’ dizionari, e perché i piú rapidi progressi nello studio della nostra favella facessero. Risolvetti allora di scrivere queste Memorie , e scelsi studiosamente uno stile semplice, facile, naturale, senza affettazione, senza fioretti, senza trasposizioni e periodi lunghi col verbo in punta, e preferendo assai sovente le parole usitate e non di Crusca alle antiquate o poco in uso, quantunque passate pel gran frullone; e il mio disegno fu felicissimo. Di settantacinque damigelle che lessero que’volumetti, l’anno 1825, nella mia triplice classe, pochissime quelle furono che non le traducessero egregiamente in un mese, e non poche furono quelle che, per la lettura di quelle Memorie soltanto, non giungessero a scriver correttamente e con qualche grazia in tre e fino in due soli mesi. Ho per pruova di ciò ripubblicate le lettere di queste spiritosissime damigelle, e n’ ho almeno altre