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ed il pianto nella mia famiglia. Erano giá passati sei mesi dal giorno in cui tornato era a Filadelfia il mio figlio. Io non aveva udite se non buone novelle, e non aveva ragione di sospettare che quelli che mi scrivevan di lui fossero tutti d’accordo per ingannarmi. Or qual deesi creder che fosse la sorpresa e il cordoglio mio, quando verso la fine del mese di dicembre mel vidi capitar in casa improvvisamente, si dimagrato, si smunto, si pallido, che il vederlo e il giudicarlo perduto fu un solo istante! Non racconterò le cause e il principio di si miserabile avvenimento, per non rinnovellare un mortai dolore al mio cor paterno: dirò solamente che, dopo altri sei mesi di strana e gravissima malattia, che i piú sperimentati medici o non conobbero o maggiore trovarono della loro arte, questo caro figliuolo mi fu, avanti che terminasse il suo ventesimoprimo anno, rapito. Oltre l’immenso dolore che questa incomparabile perdita mi costò, si amare, si strane e si tremende per me furono le conseguenze della sua morte, che dall’apice della felicitá mi vidi precipitato in un punto nelle piú disperate miserie. Mille e mille crudeli combinazioni s’unirono a tormentarmi e a farmi odiare del tutto la mia propria esistenza, e per colmo de’ mali furono queste di una natura si delicata e si a un tempo stesso straordinaria, che mi tolsero e tolgono ancora il povero conforto della altrui compassione, che da’ pietosi cuori otterrei, se permesso mi fosse dipingerle. Usciran forse un di dalla tomba mia le voci di quelle angosce, che certi doveri sociali non mi permettono in vita se non di gridare tacendo! A tante calamitá s’aggiunse una somma e quasi irrimediabile scarsezza di mezzi, perché, oltre l’enormi spese necessarie al sostentamento d’una numerosa famiglia, di doppi servi e di doppi medici, di costosissime medicine e di funerali, una quantitá di debiti a me ignoti lasciato aveva questo mio figlio, la maggior parte de’ quali volle l’onor mio ch’io pagassi, mentre, per le disposizioni testamentarie di una donna vendicativa, era a me tolta l’ereditá di alcune centinaia di piastre... Ma si serbi anche questo fatto di umana perfidia alle voci fedeli del sepolcro! Serviranno agli altri di scola, se non serviranno piú a me di conforto.