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faceva presentare dal suo fratello consanguineo Agostino, «pubblico faccendiere», supplica al Consiglio dei Dieci, perché venisse revocato il bando del 1779. Ma, quantunque Bernardo Memmo e Giovanni da Lezze non mancassero d’interessarsi della cosa, la «grazia», in una seduta dei primi di maggio, cadde «a pieni voti» (Zaguri a Casanova, 11 giugno 1791, in Molmenti, Lett. d. Zaguri , p. 57; e cfr. anche Da Ponte a Casanova, 24 giugno 1791, in Molmenti, Cart. casati., I, 264-5); e > P er colmo di sciagura, verso la fine di quel mese, veniva anche intimato al D. P. il primo sfratto da Vienna (I, 149). La «solitudine», che egli descrive con cosí foschi colori (I, 149-50), era il villaggio di Moedling (I, 156, 266 «); amenissimo sito di villeggiatura, che Pietro Giannone (il quale vi scrisse gran parte del Triregno ) paragonava per bellezza alla collina di Posilipo {Vita scritta da lui medesimo , ediz. Nicolini, Napoli, 1905, p. 214, e cfr. ivi nota 1). Fu il D. P. strappato di colá da due birri e trascinato a Vienna, ove gli si sarebbe intimata una seconda e piú severa sentenza di sfratto, com’è detto nelle Memorie (I, 150, e cfr. I, 266 «); oppure non ci fu altro che un ordine di tornare a Vienna e di dare in iscritto le proprie difese, com’egli scriveva il 24 giugno 1791 al Casanova? (Molmenti, Cart. casati., 1 . c.). È una delle poche volte, in cui la versione delle Memorie, sfrondata, s’intende, dalle consuete esagerazioni, mi sembra men lontana dal vero. Comunque, il 24 giugno (data dell’anzidetta lettera al Casanova) il D. P. era ancora a Vienna; ma ne ripartiva qualche giorno dopo, giacché verso la fine di quel mese o, al piú tardi, ai principi del seguente, egli giungeva al «solito rifugio dei disgraziati», come a proposito di lui scriveva lo Zaguri al Casanova (13 luglio 1791, in Molmenti, Lett. d. Zag., p. 62), vale a dire a Trieste. Soggiorno a Trieste (I, 151-72).— L’arrivo colá del D. P.e l’udienza finalmente accordatagli dall’imperatore (I, 151-9) sono certamente degli ultimi del giugno o dei primissimi del luglio 1791. Anche di quell’udienza, di cui le varie conoscenze del D. P. si interessarono non poco (cfr. p. e. Zaguri a Casanova, 14 gennaio 1792, in Molmenti, Lett. d. Zaguri, p. 70), il Casanova fu informato a Praga, e s’affrettava a domandarne notizie al barone Pietro Antonio Pittoni (1730-1807), che, nella sua qualitá di commissario esecutivo e assessore di polizia a Trieste, era bene in grado di conoscere come si fossero svolte veramente le cose. E il Pittoni gli rispondeva da Padova, il 6 settembre 1791: «L’abbé D. P. se trouvait á Triest pendant que S. M., de retour de TItalie, est arivé. Il remarqua le dii abbé au theatre avec étonement et avec douleur. Il m’adressa la parole, en me disant qu’il ne falloit pas le tolerer, qu’il ètait un coquin et que par son ordre il a élé citasse de Vienne. Le gouverneur cottile de Brigido [Pompeo-Benvenuto, 1729-1811] remontrá á S. M. qu’il étoit venti expressemenl á Trieste pour avoir audience de S. M., pour rèntonlrer sur differenls griefs, qu’ou le lui avoit imputé. S. M. refusa lout net de le voir: il repliqua et confirmá son premier ordre. Le lendemain