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il suo protetto successore del Metastasio. Ma non bisogna dimenticare che, quando, nel 1792, il desiderio del Casti divenne un fatto compiuto, fu proprio il Rosemberg colui che, nella Conferenza di Stato, «per mostrare uno zelo inopportuno e vile per l’economia del sovrano» {Leti, poi., 1 . c.), propose e ottenne che al nuovo poeta cesareo venisse assegnata una pensione assai inferiore ai quattromila fiorini, di cui aveva goduto, ai suoi tempi, il Metastasio. — Checché sia di tutto ciò, nel 1784 il Salieri partiva per Parigi, ove, col celebre cantante Francesco Lays (1758-1831), ricordato a questo proposito dal D. P. (I, 101), metteva in iscena, il 26 aprile, Le danaidi (Rob. Eitner, Biographisch-bibliographischcs Quellen-Lexicon der Musiker und Musíkgelehrlen, Vili, 396), da lui musicate fin dal 1781 in sostituzione del Gluck ; ma, qualche mese dopo, ritornava a Vienna (Fétis, Biographie uníverselle des musíciens, Vili, 23), ove dava, nell’autunno del 1784, e non giá un anno dopo, secondo narra il D. P. (I, 100), Il ricco d’un giorno, del cui fiasco (I, 101-2) il nostro autore discorre anche nell’ Epistola allo Zaguri (I, 103), dalla quale parrebbe che i sibili, in teatro, giungessero a tal punto da far sospendere la rappresentazione. Per consolarsi, nella sua vecchiaia, di quest’insuccesso, il D. P. intercalò nelle Memorie (I, 103) una conversazione in sua lode e contro il Casti, che, il giorno immediatamente successivo alla recita del Ricco d’un giorno, Giuseppe II avrebbe avuta con l’ambasciatore veneto a Vienna, Daniele Andrea Dolfin (1748-98). Ma, all’epoca del Ricco d’un giorno, il Dolfin era ancora ambasciatore a Parigi, e soltanto il 20 maggio 1786 veniva a succedere, a Vienna, a Sebastiano Foscarini (Moementi, Carteggi casatioviani, I, 34, n. 2, 245-6). — Qualche rinomanza, tuttavia, procurava al D. P. questo primo suo conato teatrale: lo Zaguri infatti si proponeva di farlo socio di un’accademia scientifico-teatrale, istituita allora a Venezia, «se gli piacerá il piano ... e se manderá alcun buon pezzo di teatrale composizione d’avance» (lettera al Casanova del 20 maggio 1785, in Molmknti, Lelt. d. Zag., p. 21)— La grotta di Tro/onio del Casti (I, 108 e 121) venne rappresentata a Vienna, con musica del Salieri, nel 1785, come vien detto nell’edizione originale della partitura (Vienna, presso Artaria Compagni), serbata nella biblioteca di S. Pietro a Maiella di Napoli (segn. io, 4, 30-1); ma il non rinvenirsi nel libretto (almeno nell’edizione delle Opere tutte del Casti, stampata a Torino nel 1849) il verso allegato dal D. P. fa supporre che egli abbia inventata una storiella a carico del suo rivale. — Vincenzo Martin y Solar detto lo «spagnuolo» (1754-1810), Stefano Storace (1763-96) e la sorella di quest’ultimo, Anna (176171814), vennero a Vienna parimente nel 1785 (Fétis, VI, 291; Vili, 296; Eitner, IX, 303), e in quell’anno appunto, e non due anni dopo (I, 106), il-D. P. scrisse pel Martin II burbero di buon core, rappresentato nel teatro di corte il 4 gennaio 1786 (Eitner, VI, 351), e che, dal momento che il Casti lo dichiarava nient’altro che una traduzione (I, 107), pare fosse tratto dal Bourru bien/aisant del Goldoni. Un certo successo