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a diventargli in séguito nemico) era lo stampatore Valerio de Valéry (Da Ponte, I, 70), che, nel 1774, gli stampava a Gorizia i primi tre volumi dell ’Istoria delle turbolenze della Polonia (dedicati al conte Rodolfo Coronini), senza poi poter ottenere dall’autore il resto del lavoro (che pare non fosse mai scritto) : donde lunghe liti epistolari, durate fino al 1784, e nelle quali intervennero Antonio Prividali, il conte Francesco Carlo Coronini (parente di Rodolfo), il conte Emanuele de Torres, e anche quel Giuseppe de Coletti (1744-1815), che il D. P. (I, 70) descrive come uno dei piú fieri avversari del De Valéry e suoi. Il quale, per altro, nonché essere quel caporalaccio ignorante che il nostro autore vorrebbe far credere, aveva compiuti buoni studi a Roma presso i gesuiti, ed era diventato colá pastore arcade col nome di Coribante Tebanico; e, se, verso il 1774, era stato costretto dalla miseria ad arrolarsi a Gorizia in un reggimento di fanti, aveva ben presto lasciata la spada per il torchio, che poi, nel 1782, trasferí a Trieste, ove fondò l’ Osservatore triestino e fu anche, dal 1791, bibliotecario civico (Molmentj, Una controversia del Casanova coll’editore della sua «Istoria della Polonia», in Carteggi casanoviani, I, 87-114). Anzi proprio al De Coletti si deve la «deduzione» della «colonia sonziaca» dell’Arcadia (I, 74), sorta a Gorizia verso il 1780 e poi trasferita a Trieste, e che, fattasi promotrice anche di studi di economia politica e di commercio, fu allora il principale centro di studi in quelle due cittá. — Strano poi che il D. P. non ricordi il nominato conte Emanuele de Torrés, ciambellano imperiale, direttore della cancelleria del governo di Gorizia e degli studi normali nel collegio goriziano degli scolopi, primo consigliere del Giudizio regio e provinciale di Gorizia, Gradisca e Trieste, e pars magna, per l’appunto, della «colonia sonziaca», alla quale donò gli autografi di parecchie lettere scritte a sua madre (la contessa Francesca Maria Orzoni Torrés) dal Metastasio. — Un Catalogo degli arcadi sonziaci, pubblicato nel 17S3, ma che io non son riuscito a vedere, potrá permettere a un piú fortunato ricercatore di assodare se il D. P. diventasse effettivamente Lesbonico Pegasio (I, 74). Certo è che nella colonia sonziaca la gente si divertiva un mondo. «Il conte Raimondo della Torre concedeva i suonatori, il conte Guidobaldo di Cobentzl forniva i rinfreschi, con quella generositá onde offriva agli arcadi il suo giardino per farne un orto botanico» ; e frequentatori assidui di quelle riunioni erano «due cavalieri e due gentildonne di casa Coronini, due Lantieri, un Petazzi, tre signori e una contessa di casa Strassoldo e quattro Torriani» (Attilio Hortis, Alcune lettere di Pietro Metastasio pubblicate dagli autografi, Trieste, 1876, p. xi sgg). E quasi certamente in qualcuno di quei trattenimenti venne recitata, con infelice successo, la tragedia, che il D. P. asserisce di aver tradotta dal tedesco (forse attraverso una traduzione francese) «ad istanza di nobil matrona» (I, 73), che potrá essere stata la signora Lantieri, figlia del conte di Wagensberg, giá governatore di Trieste (Casanova, Vili, 387; Da Ponte, I, 70); della qual