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gran parte a termine presso a poco nell’aprile del 1829 (0: sennonché, quando si trattò di metter mano alla stampa, il Da Ponte dovè accorgersi quanto gli avesse nociuto l’aver dato nella prima edizione eccessivo sfogo al suo antico livore contro Leopoldo secondo ( 2 ). La polizia austriaca infatti, e sembra proprio nel 1829, proibiva la vendita delle Memorie in tutti gli Stati imperiali (3) ; il che significava non solo che la casa Fusi e Stella di Milano, pur volendo, non avrebbe potuto accogliere la richiesta dapontiana, ma anche che il Da Ponte, non ostante la sua buona volontá di fare le opportune amputazioni, sarebbe assai difficilmente riuscito a trovare in qualsiasi altra parte d’Italia un editore, che si fosse posto al rischio di stampare un libro, del quale, quasi certamente, la censura, in omaggio all’Austria, avrebbe interdetta la pubblicazione. Sicché gli convenne rinunziare al suo vivo desiderio di vedere riprodotte le Memorie in Italia, slacciare novellamente i cordoni della sua smunta borsa e ricorrere all’opera di parecchi tipografi americani, i quali se non lo serviron peggio della prima volta, non si può neanche dire che lo ponessero in grado di dare alla luce quell’edizione corretta, che egli aveva tanto vagheggiata. La stampa della quale fu assunta dapprima dagli stampatori Gray e Bunce di New-York, che ne pubblicarono nel 1829 il primo volume, diviso in due parti con diversa numerazione; indi dal solo G. F. Bunce, che die’ fuori nel 1829 la prima parte e nel 1830 la seconda del secondo volume; e finalmente da J. H. Tourney, che non prima del 14 settembre 1.830 ( 4 ) mise in commercio le due parti del terzo e ultimo volume e pare si assumesse anche la vendita degli altri due, dei quali, a ogni modo, ristampò la copertina, su cui, a al signor dottor Rossetti, e il tuo e suo consiglio mi saranno legge». — Cfr. anche la citata lettera al Pananti del 28 novembre 1828, in cui il D. P., accennando al suo desiderio di ristampare le Memorie , aggiungeva che, se in esse c’era qualcosa che non piacesse «a que’ fiorentini che godettero della bontá e delle virtú di Leopoldo», dava al Pananti, a Giuseppe Montani e a Giuseppe Gherardi «piena autoritá di cangiarle e di toglierle». (1) Citata lettera al Pananti del 30 marzo 1829: «L’ultimo volume delle mie Memorie [la quinta parie ] sará in pochi di terminato. Pubblicherollo cogli altri tre, che ho ritoccato e corretto... Ho risoluto di farne una seconda edizione, ma non in America». (2) Presente edizione, II, 160-3. (3) Lettera a Bartolomeo Gamba dell’ 8 luglio 1830, in Bernardi, p. 211; e cfr. Marchesan, p. 329. Si veda anche nel presente voi., p. 73. (4) Cfr. sopra pp. 135-6.