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disse però che mi condurrebbe dal padre e ch’egli probabilmente comprerebbe le droghe medicinali, se a me piaceva di vendergliele. Fui lietissimo della offerta : non serve dir la ragione. V’andai; in sei parole si conchiuse l’affare. Per medicine, che mi costavan piú di seicento piastre, ebbi una ripetizione, che vendei per centosessanta, una cambiale di cento talleri di W*** T***, che mi fu pagata in cinque anni, e quaranta scudi in contanti. (Ma tanto è mercadante colui che vince, come colui che perde). Con questi tesori addosso, montai nel mio calessino a tiro due, e in men di tre giorni era a Filadelfia. Il cavallo d’Astolfi non era un cattivo animale; l’altro, quantunque zoppo, pareva aver l’ale a’ piedi. Alla entrata in Filadelfia, vedendolo zoppicar piú del solito, mi fermai alla bottega d’un marescalco per farlo esaminare. Ebbi allora la dolce consolazione d’udire che la bestia aveva un difetto in un piede ch’egli teneva per incurabile, ma che, s’io intendeva di venderlo, egli mi darebbe sei piastre! Lo ringraziai dell’offerta, e seguitai il mio viaggio. Giunto ad una locanda, corsi frettolosamente dall’amico dai confettini. Arrivato alla sua bottega, potei accorgermi al primo abbordo che qualche sconcio era accaduto a quel devoto della Madonna. Me gli accostai, gli stesi la mano, ed egli allora, stendendomi la sua, mi disse assai freddamente: —Come sta il signor Da Ponte? — M’offerse una sedia, s’assise presso di me, si ciarlò un pezzo delle cose del mondo, ma non una parola de’ rosoli e delle droghe che io gli avea confidate. Il fegato mi si cominciava a scaldare: nulladimeno dissimulai e gli chiesi placidamente come andavano le cose. — Male, male, malissimo — rispose egli allora, in un tuono di voce flebilcrescente. — I rosoli non vagliono niente, il maraschino è pessimo, la cannella è senza fragranza, ed io non credo di poter trarne il danaro che giá pagai. — Quand’è cosí — dissi allora, — Ella riprenda... — Questo non si può fare—soggiunse egli allora, interrompendomi: — io ho giá venduto una parte di quello che a me diede, e venderò il rimanente come potrò. — E i profitti?— ripigliai io.—Che profitti! che profitti! ringrazierò i santi e la Vergine se non ci dovrò perdere cento piastre! —