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ancora lo stesso. Io credo che il mio cuore d’una pasta formato sia assai differente da quella degli altri uomini. Un atto nobile, generoso, benefico m’innamora, m’empie d’un onnipotente entusiasmo, mi rende cieco. Son come un soldato, che, spinto dal desiderio di gloria, corre incontro la bocca del cannone; come un ardentissimo amante, che precipitoso nelle braccia si getta d’una donna che lo tormenta. La speranza di dare, post funerei , vita al mio nome, lasciando a una nazione da me onorata una non ignobile memoria di me; la dolce lusinga di eccitar de’ sentimenti di gratitudine e di benevolenza ne’ professori di un’arte, che dalla mia penna non fu avvilita; il desiderio di fomentar l’amore per la dolce favella, da me portata in America, per gli allettamenti della nostra soavissima musica; la brama di riveder sulle scene americane alcuno de’ figli del mio giovane intelletto, del quale ancor si ricordano quelle del Tamigi, del Danubio e dell’Elba; e finalmente un piacevole presentimento di gioie, d’agi e d’onori fondato nell’ integritá delle mie azioni, nella fedeltá delle mie promesse e nella felice riuscita d’un ben regolato spettacolo, furon i fortissimi pungoli che alla bella impresa mi mossero, e da cui niente potè finora ritrarmi. Sognai rose ed allori; ma delle rose non ebbi se non le spine, e degli allori l’amaro! Cosi va il mondo!