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buoni, un secondo tenore, che, se non canta da bravo, canti da bello, e una giovinetta capace di fare le parti di uomo-donna e di donna-uomo, per esempio del paggio nel Figaro, venite coraggiosamente in America, e la vostra sorte e quella de’ vostri compagni sará luminosa. Senza ciò, rimanete in Italia, ch’io, con tutta la brama c’ho di vedere una buona opera in New-York, sono il primo di tutti a consigliarvelo.

Nella supposizione dunque che possiate ciò fare, risponderò adesso, articolo per articolo, alla vostra lettera. Non tarderò a vedere il padrone del miglior teatro di questa cittá, e cercherò di ottenere in iscritto le pretese sue e le condizioni (’). Ma nel medesimo tempo radunerò tutti gli amici ed allievi miei (e non n’ebbi meno di 1S00 in questa cittá), e vedrò se non fosse possibile di persuaderli a fabbricar un teatro; cosa che volevan per mio mezzo far per Garzia, e ch’ei rifiutò follemente d’accettare. Una cosa vi posso dire, che vi servirá frattanto di norma. Due sono i teatri che hanno la maggior voga in questa cittá. L’uno paga seimila colonnati, l’altro quattordicimila d’affitto; ma sarebbe diffícile ottenerlo anche per questa somma, perché esige, oltre il dramma, anche., la commedia e la tragedia nazionali. Sebbene però sia in miglior situazione dell’altro, non vuol dire che sia il piú necessario o il piú utile; e, per convincervi di ciò, vi basti sapere che, quando parti il Garzia da New-York, la di lui figlia cantovvi sola e con un branco di cani per molte sere, e l’impresario le diede ogni sera seicento colonnati di paga, e n’ebbe molto guadagno egli stesso. Prima però che questa lettera parta, vedrò quel che puossi ottenere, e ve ne darò piena informazione. Quanto alla licenza del governo o alla sicurezza di poter cantar senza alcun dazio o gabella, state perfettamente tranquillo. 11 governo in simili affari non c’entra né poco né molto. Non ha teatro che gli appartenga, non paga e non chiede pagamenti su’ passatempi de’ cittadini. Purché vi sia l’ordine, la decenza, l’osservanza dello leggi e la pace pubblica, ognuno può fare quel che gli piace, stare, venire, andare dove gli piace e divertirsi dove, come e (r) Andai varie volte dal signor Astor, proprietario del teatro del Bowcry, ina le sue pretese erano stravaganti: diecimila piastre annuali (ora n’ha inen di seimila). Mi volsi all’attuale impresario : mi disse un suo agente che desiderava egli stesso vedermi. L’attesi lungamente, ma invano. Dirò di piú altrove a questo proposito.