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mi cangiò in certa guisa in quel misterioso roveto, che il foco medesimo non poteva consumare.

Potrei far niente di piú per convincere del mio zelo, della mia disinteressatezza, della mia perseveranza e dell’infinito amor mio per la letteratura del mio paese e pel bene di tutti quelli che la coltivano? Incontrerei le fatiche che incontro, disprezzerei tutti gli emolumenti, tutti i vantaggi e fin quel riposo, che il curvo dorso ed il canuto crine sembrano chiedere e meritare, se un invincibile stimolo, una ragione potentissima non mi movesse? E quale esser può questo stimolo, quale questa ragione, se non l’intimo conoscimento del merito trascendente dell’oggetto, che v’offro, e la cara speranza che sia un giorno onorata la tomba mia e benedetta la mia memoria e il mio nome da quelli, che dopo me rimarranno a coglier i frutti de’ semi preziosi che io sparsi? Oso asserir coraggiosamente essere stato uno spirito superiore, un genio all’America favorevole, che scelse me stromento, debole si ma pieno di un foco celeste, a questa nobile impresa. Questo mi diede le prime mosse a partir tra voi; questo mi distaccò da mestieri che ciecamente abbracciai, e mi spinse quasi per forza nel sentier delle lettere; questo m’animò per tanti anni; questo alfin mi dá forza in una etá si avanzata; questo mi comanda imperiosamente a non desistere, a non intiepidirmi, prima che perfezionata sia l’opera. E che cosa è quello che manca al suo perfezionamento? Manca lo stabilimento d’un edilízio, da me coraggiosamente incominciato, ma che, se voi mano non mi porgete, non ho speranza di terminare. Ho disegnato di stabilire una biblioteca permanente per voi, dove i piú preziosi tesori si trovino della nostra vastissima letteratura, e dove viver possano eternamente. Son molti anni che m’adopero all’esecuzione del bel disegno. Vi son alfin in parte riuscito. Mi venne giá fatto di poter depositare nella vostra libreria di societá seicento volumi d’opere classiche; e con altri seicento, che o tengo in mano, o. aspetto di ricevere dall’Italia, credo di poter offerire quanto di piú grande ha la