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profitti con me. Vedendo dalla mia connivenza e dalle mie dimostrazioni d’affetto ch’ei potea far tutto con me, colse il momento opportuno di offrirmi in parte di pagamento una sedia e un cavallo, ch’io presi per quattrocento e cinquanta piastre, benché, come dopo seppi, non gliene costavano che trecento. Terminati gli affari con lui, gli annunziai la mia partenza. M’abbracciò, mi baciò, mi promise di raccomandarmi alla sua beatissima protettrice e m’aiutò ad entrare nel calessino. Partii ringraziando il cielo d’aver trovato un si raro amico: ma in tutte le cose lauda finem. A mezza via una stanga del calessino si ruppe, senza che mi nascesse alcun sinistro. Questa rottura però non fu che un raggio del fulmine, che poi mi piombò sul capo in quella sedia medesima. Arrivai a Sunbury sano e salvo e pieno di speranze e d’ardire. Presi a pigione subito una casuccia e cominciai a trafficare. Io avevo portato con me, oltre le droghe medicinali, delle mercatanzie di ogni genere. Volle il dottor G*** che le medicine si collocassero nella sua casa dove 10 spaccio doveva essere quasi istantaneo, ma gli altri oggetti 11 recai tutti alla mia, dove in pochissimi giorni si vendettero per contante con moderato guadagno. Contento di questa prima operazione, tornai a Filadelfia e vi feci de’ nuovi acquisti. Visitai il mio nuovo amico; tutto iva bene. Nuove pulizie, nuove cortesie, nuove protestazioni d’amicizia. Mi vi fermai pochi giorni, perché un secondo amico mi chiamava a Boundbrook. Nel tempo in cui esercitava la mercatura a Elizabeth Town, io ho affidate delle mercanzie a molti intrigatori di Jersey, e tra questi a Guglielmo Teller. Quando tornai a Nova-Iorca, ei mi doveva ancora un centinaio di piastre, e avea poca speranza di ricuperarle. Sebben conosciuto per pessimo pagatore, tali nulladimeno erano le sue arti, che gli uomini piú cauti e piú riservati erano stati sedotti da lui. Doveva perciò del danaro a molti mercadanti di Nova-Iorca, dove non osava venire se non di raro per paura de’ contestabili. Un giorno, mentre io stava ripassando alcune carte nella mia stanza, mel vedo apparire. Gli domando che vuole. — Io vengo — mi rispose egli — a veder come sta il mio buon amico signor Da Ponte. — Nel