Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/192

Moore, dal quale udii con molta soddisfazione che v’erano altri tre maestri di lingua italiana in New-York, e ch’egli aveva giá preparati molti allievi per me. In men d’otto giorni io aveva diciotto giovani delle piú rispettabili famiglie della cittá, che da me prendevano lezione. Alcuni di questi avevano giá studiato meco la mia lingua prima della mia partenza per Sunbury. Appena si seppe del mio ritorno, che tutti, nessuno eccettuato, chiesero le instruzioni novellamente del loro vecchio maestro. Quanto io fui grato a questa onorevole predilezione, altrettanto dispiacque ad uno di questi italiani, che esercitavano a que’ tempi il mestiere di precettore. Costui mori, pochi anni sono, allo spedale de’ matti! Cercò di farmi del male; ma non vi riusci. Farce sepullo!

Gli altri due si diportarono assai diversamente l’uno dall’altro con me. Uno di questi (e nominerollo ad honorem ) è il signor A. Rapallo, personaggio altrettanto probo che colto, e non so se in lui sia maggiore la bontá dell’animo, l’uniformitá del carattere o la varietá delle cognizioni. Dopo aver per molti anni insegnate le lingue (ed è esimio conoscitore di molte), si diede agli studi del fòro, e vi riusci. Egli mi onora della sua amicizia, ed è un de’ pochi che sia stato maestro di lingua italiana senza diventarmi nemico e senza avermi data la taccia d’uom invidioso! Invidioso di che o di chi?

L’ultimo de’ tre (ultimo in tutto) faceva il maestro di lingua e il pittore, ed era ugualmente cattivo pittore e cattivo maestro, sebbene vantasse eminenza e nelle lettere e nella pittura. Mi fece una visita, mi dipinse il suo stato poco felice e mi chiese la mia amicizia. Io non sapeva a quanto s’estendessero le sue cognizioni in fatto di letteratura. Mi disse ch’era romano, e per tale lo dichiarava la sua pronunzia. Capitatami un’occasione di fargli del bene, non ho mancato di farglielo. Lo proposi confidentemente per institutore ad una delle piú rispettabili famiglie della cittá, che dimorava la state nella campagna e che gli procurò molti altri allievi nel vicinato. Io era lietissimo di vedere la mia favella sul punto di spargersi per mezzo mio in piú remoti paesi da uno ch’io credeva capace di farlo. «Come pagherò mai le mie