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APPENDICE tu che nel ben locasti ogni tua speme; tu ch’ogni retta via finor calcasti, e, ov’altri rose e mirti, d’immortale virtú spargesti il seme. L’Austria, cui doppio turbo ingombra e preme, anzi l’Europa e l’universo afflitto del bel seno trafitto le recondite piaghe a te discopre, perché s’adopre tua magnanim’alma a sgombrar le tempeste e porla in calma. A te sol si riserba da provvido di Dio consiglio eterno l’onor di trar di sue tenèbre il mondo ; e la fiera superba, che dal Sarmato al Gallo aspro governo fa coi discordi error, mettere in fondo. A te, specchio de’ regi e ben secondo a Chi dal caos tolse e in ordin pose gli elementi e le cose; a te, che hai del regnar appresi i modi tra nomi e nodi a umanitá si grati, tra la dolce consorte e i figli amati. E giá nuova sembianza di grandezza e di gioia ai primi raggi di tua fronte serena anima ’l soglio. Giá l’amica speranza il paterno tuo cor desta nei saggi, preda finor del pianto e del cordoglio: ché, se a’ tuoi stessi albór furente orgoglio ed emolo livor trema e vacilla; se men tetra sfavilla tra belgi ornai la ribellante face, e l’alma pace e l’aurea copia e cara inni ed olivi ai merti tuoi prepara; che fia, che fia quand’empia, giunto al meriggio, il tuo fulgor la terra, e s’avvalori il nome tuo con l’opra? quando farai su l’empia Luna scagliar i fulmini di guerra, che del secol l’eroe tienle ancor sopra?