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artefizi altro non avean fatto che render lui il ludibrio de’ buoni c raddoppiato a me l’affetto ed il numero degli amici e de’ protettori. Il mio core fu sempre lontano da ogni spirito di vendetta, s’attenne facilmente al parer di questi ultimi, facendo credere a’ primi che, volendolo chiamar in giudizio, le prove ch’io aveva non sarebbero sufficienti all’evidenza domandata, in caso di libelli, da’ giudici.

Tacqui dunque per trenta mesi. Lo disprezzai e alfine risi di lui, come si ride d’un cane stizzito co’ tafani e colle mosche, che, tentando di ammazzarle co’ denti, morde stolidamente e lacera la propria pelle. Ma il mio silenzio ed il mio disprezzo ebbe un altro ottimo effetto. Un personaggio, di fede degno, clie fu una volta il piú intrinseco de’ suoi amici, infastidito dalle sue ingiustizie, da’ suoi imbrogli, dalle sue vili pretese e dagli indegni vantaggi che trar cercava dalla sua confidenza, venne spontaneamente da me, e s’offerse di provar a evidenza ch’egli era l’autore e lo scrittore e lo spargitore di quel foglio nefando. Costante ne’ miei principi, feci informare quel codardo della mia scoperta. Gli feci dire di piú che una ritrattazione onorata delle sue calunnie era tutto quello ch’io chiedeva da lui; che non n’avrei parlato mai piú, lasciando il resto alla provvidenza. 11 signor Fellow fu il mio messaggero. Scelsi l’uomo che ha ancora qualche caritá per lui e per la sua famiglia. — Da Ponte ha saputo che voi scritto avete quel foglio. — Cosi gli disse il signor Fellow. E qual fu la risposta?— Perdio! fu D*** L*** C*** che gliel disse ! — Basta cosí ! «Ex ore tuo te indico» ! Dopo questa, non occorre ch’io faccia commenti alla cosa. 11 discreto lettore, davanti a cui cito per adesso il mio infame calunniatore, è quello che deve fargli. Ma, perché possa fargli con piú sicurezza e senza timor d’ingannarsi, legga i delitti e le scelleraggini, onde da un compatriotta, da un sedicente amico, da un uomo mai offeso, sempre compatito e qualche volta beneficato, all’etá di settantacinque anni, diciotto de’ quali in America, è accusato in iscritto Lorenzo Da Ponte: I. Di mala fede. When Ferrarmi died, he left him his property iti trust for his family. This property is said to amount to some