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riconoscenza, ma che ebbero fin dal cominciamento una ben diversa sorgente), l’accrescevano i suoi ringraziamenti e protestazioni, il suo domandar consiglio ed aiuto da me pel conseguimento di qualche impiego (leggi la lettera numero 6), e piú di tutt’altra cosa i suoi iterati e pressanti inviti di andar alla campagna del suo signor dottor suocero, dove egli allor villeggiava, per passar una notte con lui! Difatto io gli promisi piú volte d’andarvi; ma credo che sia stato un gran bene per me che le cure domestiche me l’abbiano per piú di due mesi impedito, e che, quando passai il fiume per andarvi, io l’abbia trovato all’opposta sponda, giá preparato a tornare a New-York. «Quando avremo il bene di vederla una notte qui?». «Siamo rimasti molto delusi iersera, non vedendola capitare». «È questo un bene perduto per noi o solamente dilazionato?». Queste eran le frasi, onde piene erano tutte le lettere che mi scrisse dalla campagna, e in cui io, «integer vitae scelerisque purus», non poteva sospettare malizia. Adesso però trovo facilmente i veri motivi che aveva per volermi a quella campagna una notte; perché mostrava tanta ansietá e qual «bene» dovea venirgli da una notturna mia visita alla casa del signor dottore. E qui bisogna osservare che, ad onta di tutti i miei buoni uffici per lui, ad onta de’ ringraziamenti, ch’ei mi rendeva a quell’epoca per la premura, che in me vedea, di fargli del bene (non di quel bene ch’egli aspettava forse dalla mia visita), quella era l’epoca appunto, in cui piú bollia in quel feroce suo cuore il malnato odio e l’invidia che il divoravano, e in cui la sua piú che fratesca malizia andava con maggior aviditá macchinando la mia totale ruina. Infatti il secondo giorno d’ottobre, venuto egli in cittá, corse tosto da me, invitossi a pranzo, vi venne e, vedendo in mia casa un giovanetto, che venuto era a star meco per perfezionarsi nell’italiano, colla solita sua sfrontata curiositá mi chiese di lui, e senza dilazione scrisse al padre di quello una lettera anonima, dove, dopo aver detti mille orrori contra di me, disapprovava altamente il consiglio di porre nella mia guardia quella «tenera pianticella». Vero è che questa lettera non capitò alle mani di quel signore che verso la fine di novembre o dicembre : nulladimeno