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dottissime prefazioni? Queste, queste ardentemente vi prego di leggere, perché spero che produrranno i medesimi effetti su voi, che produssero universalmente in Londra e in Italia. E vi prego altresí d’osservare com’egli non giudicò necessario di parlar molto né poco de’ pretesi difetti della nostra lingua e de’suoi scrittori, coll’oggetto, come vuoisi da alcuni, di render gli encomi assai piú credibili. Tutto è lode, tutto è splendore, tutto maraviglia negli scritti del signor Mathias; in quegli degli altri, con pochissima luce, non vi sono ch’emisferi di fumo e di tenebre. E sapete, signori, perché? Perché quelli altro non bramano se non avvilire la nostra letteratura: questi vuol inculcarne in tutti lo studio, mostrarne i vantaggi e farne conoscere e sentire le eccellenze. Neglige perciò, o non fa alcun conto di quei difetti, che o si perdono affatto in un oceano di luce che li circonda, o non esistono se non negli occhi de’ visionari, o sono all’eccesso ingranditi dalle lenti dell’amor proprio, dell’ignoranza, del pregiudizio. Due astronomi di genio diverso andarono sulla specola di Bologna, una notte in cui era eclissata la luna. Richiesti, quando da quella discesero, che cosa avevano veduto, uno d’essi rispose:— Non vidi che tenebre:—aveva guardata l’eclisse. — Ed io non vidi che luce — rispose l’altro: aveva mirate le stelle. V’ho narrato questa storiella, perché, quando udite o leggete quello che dicono o scrivono i giornalisti e i viaggiatori dell’Italia e degli italiani, esaminiate bene le cose prima di prestar loro fede, e di conoscere procuriate se sono di quegli astronomi che non guardan se non l’eclisse, o se sono di quelli a cui piaccion solo le stelle. E volete presto conoscerli? Se parlano de’cavalieri serventi, dell’ozio, dell’ignoranza, de’divertimenti stupidi de’ nobili; se si trattengono sull’immoralitá della plebe, sulla quantitá de’ladri e de’malandrini, sugl’insetti, sugli stiletti, sulle cattive locande e su simili altre favole, a cui fanno attenzione con occhi d’Argo molti di quelli che ci visitano, bruciate subito i-lor volumi e mandate que’ tali autoii a guardar l’eclisse. Se cominciano invece a decantare le sue bellezze (e sarebbero troppe per noverarle), se non imitano i Lalande, i