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sorridendo, a tali Aristarchi di gusto difficile, qual altro popolo della terra può far pompa di piú di dugento grossi volumi di storie classiche che uscirono da penne italiane, dal Malespina e Villani agli ancora viventi Denina, Botta e Micali ; penne che scrissero con pari eleganza, veracitá e metodo storico i fatti non solo del loro paese, ma quelli eziandio di quasi l’intero universo! Chi infatti scrisse meglio del Maffei la storia dell’Indie; chi quella della guerra di Fiandra meglio del Bentivoglio; quella della rivoluzione di Francia meglio del Davila; meglio del Sarpi quella del consiglio di Trento; e chi meglio del sopralodato Botta quella della guerra d’indipendenza della vostra gloriosa repubblica? Storia, signori americani, che vi raccomando caldamente di leggere, ma di leggere in italiano. Dopo avervi nominati tanti luminari della mia patria, non dovrei durar gran fatica a pruovare innumerabili dover essere i vantaggi che possono derivare dallo studio di questa lingua e di una si vasta letteratura, per quelli non solo che trovano le lor delizie nelle scienze e nell’arti e che non ciban né terra né peltro, ma sapienza ed amore e virtute, che sono il vero pascolo dell’anima; ma per quelli eziandio che, con un ben regolato commercio, co’ cambi, colle navigazioni, arricchiscono onorevolmente sé e la lor patria, e, facendo quasi una gran famiglia di tante diverse parti del mondo, rendono a tutti comuni le arti, le manifatture, le invenzioni, i prodotti, e di Cerere i doni e i don di Bacco; con tante altre delizie e delicatezze, che la capricciosa, anzi la provvida natura parve aver esclusivamente destinate a quelle date terre e a que’ dati climi, e, assai piú che altrove, alla troppo bella, ma per le proprie sue divisioni troppo debole Italia, impoverita, lacerata, straziata da gente, aimè! che del suo bello a’rai par che si strugga, eppur la sfida a morte.