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e l’opere nostre si studiano, si traducono e da’ veri dotti si ammirano.

Il poco successo da me ottenuto in America, in comparazione dei miei desidèri e delle mie speranze, avrebbe certo disanimato tutt’aitri che me; ma io volli fare l’ultimo tentativo, e non è ancora deciso se avrá o no qualche riuscita. Io aveva udito dire da molti viaggiatori, e tanto il fratello mio che gli amici miei scritto m’avevano dall’Italia, che Giulietta Da Ponte, nipote mia, oltre il pregio d’una bellissima voce e di molte leggiadre qualitá personali, possedeva il merito singolare d’ un canto toccante e pieno d’espressione e di veritá. Suo maestro era stato il signor Baglioni, personaggio di sommo gusto e saper musicale, che aveva fatti i piú celebri cantanti in Italia, e ch’io avea giá conosciuto per uomo di sommo valore in Praga, quando rappresentossi il mio Don Giovanili. Un poco per voglia di veder, dopo trent’anni di lontananza, alcuno del sangue mio, un poco per la lusinga di allettare allo studio della lingua italiana e alfin alla fondazion d’una biblioteca colle attrattive d’una musica che sembrava tanto piacere, io era sul punto d’invitar questo mio fratello in America e di consigliarlo a condurre seco la figlia. Non ignorando però certi pregiudizi italiani, e per conseguenza le difficoltá con cui alcune famiglie si determinano d’esporre su’ teatri i lor figli, io stava tra il si e il no e non sapeva risolvermi a scrivere. Mentre io ondeggiava nelle incertezze, ecco ch’una lettera di mio fratello mi giunge, nella quale fammi egli stesso la proposizione di venir in America e di condurre questa figlia con sé. È facile imaginare il giubilo mio. Non tardai un momento a rispondergli, e cercai tutti i mezzi onde appianar le difficoltá, che opporsi al riusciinento del suo disegno parevano.

Un de’piú forti ostacoli, e ch’io sulle prime credei insuperabile, era la difficoltá d’ottener un passaporto per venir a New-York. Memore tuttavia delle cose passate, e sopra tutto della clemenza con cui l’imperadore or regnante consolato aveva e addolcite le mie miserie a Vienna, presi la determinazione di volgermi a lui a dirittura, e composi quella canzone, di cui