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prefetto agli studi di quel collegio, buon grecista ed ottimo latinista, mi sorprese un giorno mentre io stavo componendo un sonetto. — Sonetti non dan panetti — mi disse egli con faccia tosta, e, strappandomi lo scritto di mano, parti. Dopo ciò — seguitai, — non dovete trovar tanto prodigiosi i miei versi ottuagenari, e posso assicurarvi che tutti quelli, che furono educati con me in quel collegio, possono fare altrettanto, se ancora vivono. — E m’impegnai di dargliene la prova col fatto. M’ascoltò con molta attenzione, e poscia proruppe con queste parole: —Ora capisco perché se ne sa poco di latino in America. Ma, se tanto studio abbisogna per bene impararlo, mi contenterò delle lingue che intendo, e lascerò agl’italiani il latino. — Parti, ciò dicendo, da me, e il giorno seguente mi portò tutti i volumi latini che avea, eccetto Ovidio, De arte amandi , e fece un cambio con tanti de’ nostri. Potrei dir qualche cosa di piú su questo articolo, ma chi mi tratterebbe d’uomo presuntuoso, chi di pregiudicato, ed io ho giá scritto altrove che, avendo fatto l’offerta, ventiquattro anni sono, d’insegnar all’uso nostro questa favella in New York, mi fu categoricamente risposto che gli americani non aveano bisogno di latinisti stranieri per saper abbastanza di quel linguaggio. Vi fu ancor chi sostenne miglior essere della nostra la pronunzia americana, ossia inglese, e non è che da poco in qua che molti svegliati spiriti si persuadettero del contrario, e che ricorsero a me per apprender una migliore pronunzia, che senza contraddizione trovar si deve in Italia, come quella che ne fu la prima creatrice, che conserva i piú probabili suoni della sua prima origine, che a lei (sebben viziati e corrotti dal tempo) da padre a figlio discesero e che in una lingua novella con novelle grazie ritengonsi. E non crederei d’andar errato, se osassi dire che la mancanza d’un vero gusto del classico latino è una delle cause fortissime per cui poco e solo da pochi in America .si fa conto dell’italiano; perché e nell’Irlanda e nella Gran Bretagna e nella Germania, dove diversa è la cosa, v’hanno non solamente i primi talenti dell’Italia, che la diffondono, ma s’erigono cattedre luminose di pubblici insegnatori ;