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SALMO I Miserare tnei, Deus, quoniam infirmus sum.

Signor, di fragil terra formasti il corpo mio, a coi f.i sempre guerra crudo nemico e rio, die nutre il fier desio del pianto de’ mortali ; e danni a danni aggiunge e mali a mali. Ahi! quante volte, ahi! quante il barbaro mi vinse, e dietro il volgo errante l’anima mia sospinse! quante il mio core avvinse, che non temea d’inganno!

onde servo io divenni, egli tiranno. Or ei guida i miei passi per vie fosche e distorte; ove per tronchi e sassi si giunge a strazio e a morte. Ma tu con man piú forte spezza il funesto laccio, e me ritogli ancor a l’empio braccio. Veggo quant’io peccai, mianto il tuo nume diesit però, Padre, tu sai che a lungo pria contesi; sai che a l’empio mi resi per mia fralezza estrema, non giá perch’io non t’ami e te non tema. Su queste labbia spesso suonò il tuo nome santo, in quel momento stesso ch’io ti fuggia dal canto; e sparsi amaro pianto su quei stessi diletti, onde peccáro i traviati affetti.