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ricevuti e premiati. Fu appunto in que’ tempi che si stabili in Gorizia una colonia arcadica col nome di «colonia sonziaca», di cui i! conte Guido Cobenzl era presidente; e fui anche io annoverato tra i suoi pastori, col nome di Lesbonico Pegasio.

11 Colletti, ch’era buon stampatore, fatto ne fu secretario, come quello che dovea registrare e pubblicare gli atti della colonia; e questo formò e strinse una spezie di fratellanza letteraria tra lui e me, ch’egli scaltrissimamente arrivò alfine a farmi credere sincera. Cominciai dunque a trattarlo con amicizia, se non con istima poetica, e credea positivamente ch’egli avesse del tutto dimenticato il «palmo di orecchi» e gli «specchi miei». Gli dissi, tra l’altre cose, che forse partirei in bre\e per Dresda; che Mazzola, cui veduto meco egli aveva, me l’aveva fatto sperare, e ch’io vedeva la cosa molto probabile. Ne parve sorpreso e dolente; ma io vidi subito che ne sarebbe stato lietissimo. Io aveva ciò detto a diversi; e non piú che due mesi dopo capitoni mi una lettera da Dresda, che m’ordinava di portarmi immediatamente a quella cittá, per occupare un posto onorevole alla corte elettorale. Non era scritta da Mazzola, ma il suo nome eravi sottoscritto, era di suo carattere, che io conosceva ottimamente, e non aveva motivo di temer inganno, venendomi da un amico leale, che avrebbe voluto assai volentieri farmi del bene. Lessi dunque la lettera a’ miei amici e, calcolati tutti i vantaggi, risolsi per loro consiglio di andar a Dresda. Ebbi in quegli ultimi giorni mille novelli segni di cortesia dalle dame e da’ cavalieri di quella cittá. Il giorno avanti la mia partenza, il conte Luigi Torriani, nella cui casa da qualche tempo io dimorava, invitò tutti gli amici suoi a una splendida cena. Dopo la cena, che fu piú del solito allegra, si misero a una partita di gioco; cosa che si faceva per giro in varie case nobili di quella cittá, una volta o due al mese, in ogni casa che s’associava, deponendo tutto il denaro perduto al gioco in un vaso di terra con una fessura capace a riceverlo, e disponendone poi in un certo prefisso giorno a divertimento della compagnia. Il caso volle che quella fosse l’ultima sera dell’anno, e tre mozioni dovevan farsi, una dal