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tutte le volte che avea bisogno d’una cena o d’un pranzo; il che accadeva spessissimo. Passammo qualche ora insieme in discorsi piacevoli. Finita la cena, parti. Qualche momento dopo, volendo io uscire di casa ed essendo fredda e piovosa la notte, domandai al servo il mantello. L’aveva posto io medesimo sopra una sedia, ch’era situata comunemente presso la scala. Non era stato da me quel giorno altri che costui. Il mantello era sparito, ma io non poteva credere ch’ei me lo avesse involato. Arrivò in questa il fratello mio, e si mise a cercare meco per tutti gli angoli della casa. Il servo, ch’era piú scaltro di me e che non amava molto quel sacerdote: — Che si — mi disse ridendo — ch’io trovo il vostro mantello! — Usci di casa, cosi dicendo, e, tornandovi in poco tempo: — Il mantello vostro

— gridò — è in loco molto sicuro. Il nostro signor abate l’impegnò per ottanta lire dal magazziniere vicino b). — Questa novella mi sbalordí. Giurato avrei di sognare. Usci col servo il fratello mio, e, pagando la somma prestata, fece in maniera di riaverlo. Me lo portò il buon giovine lagrimando, e non mi disse che questo: — Vedete, caro Lorenzo, a che riducono le passioni! — Alcuni affari non gli permisero di rimanere meco piú lungamente. Rimasto solo, mi misi a pensare seriamente alla cosa. — Come — dissi a me stesso — non bastano i principi della religione, della educazione, dell’onore a frenar un uomo guidato dalle passioni, e a trattenerlo, se non dal libertinaggio, dagli atti almeno che la sociale infamia costituiscono? Un uomo, ch’entra nella mia casa sotto il manto della ospitalitá e della amicizia, si lascia accecare a segno da rubare il mantello al compagno, al benefattore, all’amico? E che lo conduce a questo? Il gioco e l’amore! — Appena m’usciron di bocca queste due parole, che tremai dal capo alle piante per me medesimo, e pigliai, detto fatto, la lodevole risoluzione di (i) V’erano in Venezia alcune osterie, o piuttosto taverne, dette «magazzini», dove chi portava in forma di pegno alcuna cosa di valore, riceveva una certa somma dal taverniere, due terzi in danaro ed il rimanente in vino; ed avea il diritto di ricuperarla, pagando in certo prefisso tempo la intera somma, senza altro interesse.