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e d’amore. Io non m era innamorata, ma incominciava ad esserlo. Aveva dello spirito, della vivacitá, ed era ben educato. Parendomi d’esser caduta in buone mani, non ebbi difficoltá di permettere al mio compagno di viaggio di tornar a Gaeta, dove aveva lasciata una moglie, che amava molto, e tre figli.
Presi allora in aifitto questa casuccia, e vissi ognora ritiratissima. Io non era tuttavia senza qualche inquietudine. Il Mocemgo se ne avvide, e mi disse un giorno: — Vedo che non siete tranquilla: lo sareste, creilo, se diventaste mia sposa; il che son disposto di fare quando a voi piaccia. — Pigli era assoluto signore di se medesimo. Chiesi qualche tempo a rispondere, benché non mi dispiacesse la proposizione. Una sera venne a trovarmi ad un’ora insolita, e mi domandò cento zecchini, per restituirmeli il di seguente. Non esitai a darglieli, e non mi passò allora alcun sospetto pel capo. Non cessò egli di venire a visitarmi, ma non mi parlò piú per alcuni giorni di quel danaro. Mandò una mattina un suo servo con un biglietto, e me ne domandò altri cento. Io aveva ancora molte doppie di Spagna, oitre la cassetta di gemme, che di non picciol valore credo essere; onde, non incomodandomi quella somma, gli mandai gli altri cento.
Cominciai però a sospettare che il povero cavalierino non avesse, come quasi tutti i signori veneziani, il vizio del gioco. Gli scopersi con franchezza il mio dubbio e mi confessò il suo peccato. Compresi ancora da’ detti suoi che aveva fatto in quel carnovale delle perdite immense, alle quali non era facile metter riparo. Vero è clic promisemi di abbandonare il gioco; ma io m’accorsi prestissimo che le sue promesse erano simili a quelle di tutti i giocatori viziosi. Le sue visite non erano piú né si spesse né si lunghe come a’ primi tempi. Era malinconico e pensieroso, ed aveva ognor delle scuse pronte per esimersi dall’uscir meco, quantunque sapesse ch’io non usciva in alcuna occasione senza di lui. A questo suo procedere devo il piacere della vostra conoscenza. Ei doveva trovarsi al caffè medesimo, al quale voi eravate la sera del nostro primo incontro. Essendo voi di figura e d’abito assai a lui somigliante, ed oltre a ciò