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m’esposi a ogni rischio, ad ogni cimento per accomodare le sue faccende; io solo comperai moltissimi de’suoi debiti per quattro, tre, due e fino uno scellino per lira; io solo ottenni del e grosse somme da Gould per addormentar uffizioli, per concigliargli avvocati, per ottener dilazioni; io quello fui, finalmente, che pagò la cambiale data all’uffiziale, onde liberarlo, per sua propria confessione, dal pericolo di rimanere prigione tutta la vita.

Ma come la pagai? Permetti, generosissimo amico, ch’io paghi di parole e di sentimenti ili gratitudine l’atto magnanimo, di cui tu, e tu solo nel mondo, eri, a mio giudizio, capace. Io aveva ricevuto notizia dal notaio pubblico che la cambiale di Taylor a Hill non era stata pagata. La somma di quella montava a seicento lire sterline, ch’io allor non aveva al comando mio; e, per non perder il mio credito, ch’era assai buono in quel tempo, risolsi di vendere per incanto una parte de’ libri miei, procurando di farmi avanzare la somma necessaria da un banditore all’incanto. Imballati giá erano i libri, e Stuart libraio dovea venire ila me a tale oggetto verso le dodici della mattina. Mi risovvenni frattanto ch’io aveva promesso al signor Mathias d’andar a fare colazione da lui. Verso le nove v’andai. Appena mi vide, s’accorse dalla mia faccia del mio turbamento e ne chiese la causa. Cercai di schermirmene; ma egli tanto insistè, ch’alfin gli dissi la storia intera. L’udi con pietá, mi rimproverò della mia debolezza, fece portare la colazione e, quella finita, m’invitò a leggere il Petrarca. Leggemmo la divina canzone che incomincia Quell’antico mio dolce empio signore, che produceva degli effetti maravigliosi nell’anima di quell’insigne letterato. Quando arrivammo al verso Tal merito ha chi ingrato serve:

— Ecco — gridò in un tuono di voce flebile che parca venire dal core, — ecco il caso del mio povero Da Ponte! — Non ricordossi piú allor del Petrarca; ma, pieno solamente di sensi