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mi fossi avvilito a segno di scrivere de’ drammi per quel teatro, dove si rappresentavano generalmente cose tanto miserabili.

Gli domandai s’aveva letto o veduto rappresentare alcuni de’ miei drammi. Non mi sovviene se detto m’abbia no, o se siasi sottratto dal rispondermi, con dire che, credendo anche i miei simili a tutti gli altri, non aveva fatta attenzione alcuna alle parole di quelli, contentandosi d’udire la musica. Gli narrai allor brevemente la storia de’ principi della carriera mia teatrale; gli dissi ch’io aveva composte varie opere tanto pel teatro di Vienna che per quello di Londra; lo pregai di leggerne alcune, non perché le credessi cose perlette, che questo o non si può fare per la natura della cosa che non ammette perfezione, o non si potè fare da me per mancanza di tempo, di talento e per altre circostanze particolari ; ma perché sperava che qua e lá avrebbe trovata qualche scena non indegna del tutto d’essere letta, o almeno bastante a fargli fare la pace co’ poeti del teatro di Londra, benché non fossero né tanti Zeni né tanti Metastasi. Mi promise di farlo; ma, dopo un’oretta di tale conversazione, cominciò a parlare della mia canzone, volle ch’io stesso gliela leggessi, la lesse anch’egli novellamente, e mi disse cose di quella da farmi per veritá insuperbire. Cominciò da quel momento ad amarmi, a stimarmi, a proteggermi, e per tre anni continui non fece che versare su me le grazie e i favori d’un’amicizia e d’una generositá senza limiti. Vedremo tra poco a qual segno giunse per me e per gli versi miei la bontá d’un si grande e risp ttabile personaggio.

Ma non fermossi qui la mia prosperitá e il favore della fortuna. Verso il comincinmento della nuova stagione teatrale, quella femina sciaurata, che. quanto piaceva col canto, altrettanto atterriva colla scelleratezza, e che fatto avea piangere un infinito numero di brava gente per due o tre perfidi ch’avea fatto ridere, prese la santa risoluzione di ritornar in Italia. Taylor, che accompagnarla volle fino a Parigi, vi si era fermato alcun tempo per ragioni che non fa mestiero di dire; e, in loco di quella donna, avevano impegnata al teatro la bravissima Billington e la Grassini, che aveva seco condotto un maestro di cappella