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di trovare disimpegnati in Italia. Il remore frattanto d’una rinnovazione di guerra tra gl’ imperiali e i francesi cresceva ogni giorno di piú in piú; onde pensai di partire per Londra senz’altri indugi, e l’Allegranti fu lieta di partir meco col marito ed un figlio. Lasciammo Bologna verso la fine di dicembre, e arrivammo felicemente il primo di gennaio ad Augusta. Ivi trovammo il capitano Williams, quel medesimo di cui feci menzione quando partii da Venezia. Fummo accolti da lui co’ maggiori segni di sincera amicizia, c, dopo le prime accoglienze:

— Da Ponte — mi disse — v’ ho vendicato. Colui, che arbitrariamente vi fece partir da Venezia, ha perduto per mio mezzo l’impiego, e lo spione Doria ha dovuto lasciare la carica. — Volle a ogni modo che ci fermassimo un paio di giorni ad Augusta, ma la sua ospitalitá fu quasi cagione di ruine irreparabili. Il figlio della Bariti, che non era ancor giunto all’anno duodecimo, e un giovinetto di pari etá, ch’era meco, per un fanciullesco capriccio, mentre eravamo a pranzo con Williams, partirono dall’albergo dove fatti restare gli avevamo, e, pigliando molti effetti di valore, presero la fuga. Non fu che dopo molte ricerche, fatte da alcuni soldati spediti dal signor Williams, che ci fu possibile ritrovarli nella casa d’un contadino, che lor diede ricovero per una notte in grazia di molte favole che gli raccontarono. E cosi quella fuga non ebbe altra cattiva conseguenza che quella di ritardare un poco il nostro viaggio.

Proseguimmo allor il nostro cammino senza alcun disastro non solo, ma in perfetta armonia; finché arrivammo a un villaggio tedesco non molto distante da Brunswick che era stato bruciato alcun tempo prima da’ francesi, in cui non v’erano che poche case ed una sola osteria. Essendo vicina la notte, fummo obbligali fermarvisi, quantunque avesse l’aria d’una bicocca e nessuna delle camere avesse ancora le invetriate alle finestre. La sola camera a pianterreno e la contigua cucina erano abitabili. V’entrammo cogli altri, e dopo un breve tempo chiedemmo da cena. Ci domandò la padrona che cosa volevamo, ed io risposi:

— Del brodo, se ne avete. — Di carne? — replicò quella. — Si, di carne o di pollo, se piú vi piace. — Carne di venerdi? — gridò