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per timor d’esservi da’ miei trattenuto, ma, inviandovi un messo per le poste, vi richiamai senza indugi la donna mia e disegnai di prender con essa la via di Bologna. Eravamo appena montati nella carrozza, quando udimmo gridare per varie parti. — Hall! Hall! — Si fermò subito il cocchiere, e due soldati tedeschi con un uffiziale pure tedesco s’affacciarono alla finestrella della car rozza per riesaminare i nostri passaporti, che poco prima avevamo ottenuti. Quando li consegnai all’ufhziale, li guardò, e diede ordine al cocchiere di seguitarlo Fermossi alla porta d’un pubblico uffízio, e ci commise di entrarvi.

Cotn’io era abbastanza conosciuto in quella cittá, cosi non fu a me che volsero le loro osservazioni. Ma, avendo udito parlar della mia compagna come di giovane di qualche amabilitá e di un certo spirito e brio, vi fu alcuno che sospettò esser essa una spia de’ francesi, particolarmente perché avevano udito dire che parlava diverse lingue. Difatti cominciarono a esaminarla, uno le parlava in francese, un altro in italiano, ed ella rispondeva a ciascuno nella lingua in cui le parlava.

— Questa signorina — disse uno d’essi ironicamente — è molto dotta in diverse favelle! — Oh signore — soggiunse ella — io ne parlo dell’altre, e tra queste la mia. — Di che nazione è Ella, signora?— Io sono inglese, signore! E parlo francese, perché sono stata alcun tempo in Francia; tedesco, perché mio padre ebbe a Dresda i natali; olandese, perché vissi in Olanda alcun tempo; e italiano, perché è la lingua del mio consorte. — Eran sul punto di farle dell’altre questioni, quando entrò in quella stanza il generai Klebeck, che conosceva benissimo e me e l’opere da me fatte a Vienna. Corse subito a me, mi diede la mano e domandommi di che trattavasi. Gli narrai in breve la cosa; e quel bravo signore, da’cui comandi dipendea quell’uffizio, ordinò che ci lasciasser partire, e aggiunse di proprio pugno de’ titoli onorevolissimi e delle vive raccomandazioni al nostro passaporto.

Partii allora da Padova, e m’avviai a Bologna, eh’è la citta ordinariamente ove tutti i teatri d’Europa trovano un fondaco di cantanti, di ballerini e di musici d’ogni genere.