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maravigliosa, amava il marito ed era savia e costumatissima lo aveva della stima e dell’affezione per lei. Forse in altri che in me questa affezione avrebbe potuto divenire pericolosa. Ma io m’era fatta una legge di non accompagnare mai l’amore e il delitto. Credei nulladimeno che sarebbe stato delitto di non cercar di salvare quella innocente. Corsi da suo padre, gli feci leggere que’ fogli; ma quel vecchio rimbambito e senza energia non sapeva che piangere. Oltre a ciò, ei non poteva darle asilo in sua casa, ch’era appena bastante per lui. Avend’io un cugino in Venezia maritato di fresco, ricorsi a lui, ed egli consenti di darle una camera. Alle sei della sera capitò in sua casa, e prima delle nove era madre. Andai allor dal Zaguri, gli narrai la storia e gli lasciai quelle lettere. Trovandosi egli la sera stessa a crocchio privato con uno de’ Tre, che faeean tremar a que’ tempi della sola voce tutta Venezia, il signor Gabriello vi capitò, fu ammesso a secreta udienza e fece la sua ambasciata. Tornò l’inquisitore al Zaguri e gli narrò con orrore che il suo protetto Lorenzo Da Ponte aveva sedotta la moglie d’un onorato cittadino, l’aveva fatta fuggire dalla casa del marito ed ito ad abitare con lei. Il Zaguri allora narrògli il fatto e gli diede le lettere dell’«onorato cittadino», che quel signore lesse fremendo e rivolgendo contra l’accusatore lo sdegno che avea concepito contra di me.

Andai verso le dieci della sera alla mia camera; ma trovai chiusa la porta della casa e udii una voce gridar da quella:

— Qui non s’entra. — Mi ritirai in un albergo per quella notte. La mattina tornai dal Zaguri, che gridò, appena videmi: — Buon per voi che mi lasciaste quelle lettere! — Mi raccontò quindi tutta la cosa, e mi disse di star tranquillo. Il marito frattanto seguitò a frequentare liberamente la casa della veneziana ed a conviver con lei. La moglie mandògli il figlio, ed ei lo mandò allo spedale degli orfani! Ed io?... Con tutta la legge fattami, con tutti i principi salutari stabilitimi nel corso della mia vita... deggio dirlo?... deggio confessare una debolezza, di cui mi son poi mille volte vergognato e pentito?... Si, la confesserò, e spero che il mio esempio servirá di scola a tutti coloro che si fidano