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questa invece la mia debolezza e il mio desiderio. Non ebbi forza di resistere. Dopo otto giorni di battaglia tormentosissima, tornai a Venezia ed accettai per mia disgrazia l’ofTerta, che fecemi quella donna, d’andare ad abitar in sua casa. Non mancai per altro la sera d’andare al caffè solito, dove udii, non senza rincrescimento, che un gondoliere eravi stato pochi giorni prima per me e che il bottegaio detto gli avea ch’era partito. Non credeva perciò probabile di poter piú ricever novella della bella incognita Alcuni di dopo, passeggiando per la piazza di San Marco, sento tirarmi pel lembo dell’abito e chiamarmi per nome. Era il rematore di quella giovine, che mi disse con somma gioia:

— Go gusto che la xè tornado; vago a consolar la parona: se revederemo stasera. — Parti, ciò detto, senza aspettar risposta, e tornò la sera al caffè colla bella giovine. Appena entrai nella gondola: — Eccomi venuta — disse ella — a mantenere la mia parola. — Dopo i soliti complimenti, ordinò al barcaiuolo di condurci da lei. Mi fece passare, quando vi giungemmo, in un’elegante camera ; entrò sola in un gabinetto contiguo, del quale usci, pochi istanti dopo, vestita ed ornata con grande ma semplice eleganza; s’assise quindi vicino a me, e cosi parlommi:

— Prima d’ogni altra cosa, è giusto che vi informi dell’esser mio e delle bizzarre cagioni che m’hanno condotta a Venezia.

Io sono napolitana, e mi chiamo Matilda, figliuola del duca di M.a. Mio padre, che non aveva che due figliuoli quando mori la madre mia, sposò, dopo dieci anni di vedovanza, la figlia di un droghiere, che prese su lui un dominio affatto tirannico, e, abusando del suo carattere naturalmente debole, reso piú debole dall’amore, giunse a fargli raffreddare, se non a spegnere in lui, si per me che per mio fratello, ogni sentimento paterno. Fu egli mandato per suo comando nel collegio militare di Vienna, ove in meno di sei mesi mori; ed io, che non aveva ancora undici anni, fui messa in un convento a Pisa, dove vissi contra mia voglia sei anni, senza il conforto di vedere mio padre o di aver novella di lui. Tentarono tutti i mezzi le monache di quel convento per persuadermi d’abbracciare il lor medesimo stato; il che però rifiutai costantemente di fare. Arrivò all’improvviso a Pisa la mia