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di donne e di fanciulletti, spalancar le finestre e saltar sul mio Ietto per baciarmi, stringermi e quasi soffocarmi di carezze e di amplessi. Poco dopo, capitò mio padre. Quel buon vecchio era carico di frutti e di fiori, de’ quali si sparse dalla famiglia tutto il mio letto, e mi si coperse con quelli dalla testa alle piante, mettendosi de’ gridi d’allegrezza e di gaudio in quel tripudio festevole. Frattanto una servetta molto leggiadra portò il caffè; e tutta quella numerosa assemblea fece una corona al mio letto, sedette, e si mise in attitudine di prendere la colazione. In veritá non mi ricordo d’aver veduto né prima né dopo quella mattina un piú giocondo spettacolo. Mi pareva piuttosto d’esser nel centro d’un cerchio d’angeli che in uno di gente mortale. Queste mie sorelline erano tutte belle anzi che no. Ma la Faustina, ultima delle sette, era un vero angelo di bellezza. Proposi di condurla a Londra con me; mio padre n’era contento; ma essa non disse né si né no, ed io sospettai sul fatto che ella, benché non avesse allor piú di quindici anni, non fosse piú padrona del proprio core. Si passò a poco a poco ad altri discorsi. Come nessun mi parlava de’ due cari miei fratelli Girolamo e Luigi, rapitimi dalla morte nel fior degli anni, cosi mi guardava io medesimo dal parlarne, per non funestare con dolorose memorie l’ilaritá di quel giorno. Ma un nuovo sospiro, che mise mio padre, mi fece risovvenire de’ sospiri della notte e gliene domandai spiegazione. Egli non mi rispose; ma, accorgendomi che gli occhi suoi s’empieano di lagrime, ne indovinai la cagione e cangiai discorso. Come io non avea parlato né poco né molto della mia compagna, cosi credei che fosse un buon momento di farne un cenno; e, per ricondurre l’allegria, che quelle lagrime di mio padre avevano sbandita, parlai cosi:

— Signore sorelle, non credeste miga che sia venuto tutto solo da Londra: ho condotto meco una bella giovine, che ha ballato su quel teatro e che probabilmente avrò il piacere domani o posdomani di farvi conoscere. — È veramente bella ?— disse la Faustina. — Piú bella di te — ripigliai io con vivacitá. — Piú bella di me? Vedremo, vedremo questa bella gioia! — Questo discorso richiamò il buon umore; si rimase ancora alcun tempo