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d’ottobre; arrivai il decimo ad Amburgo, e senza il menomo sinistro il secondo di novembre mi trovai a Castelfranco.

Bramando di goder in tutti i possibili modi del mio viaggio, lasciai la mia compagna a Castelfranco e la pregai di raggiungermi a Treviso, che distante è dodici miglia, il quarto di novembre di buon mattino. Arrivai verso sera a Conegliano, che non è ch’otto miglia lontano da Ceneda, e in meno di un’ora mi trovai alla porta della casa paterna. Quando i miei piedi toccarono il terreno ove ebbi la cuna, ed io spirai le prime aure di quel cielo che mi nudri e mi die’ vita per tanti anni, mi prese un tremore per tutte le membra e mi corse pel sangue un tale spirito di gratitudine e di venerazione, che rimasi del tutto immobile per molto tempo, e non so quanto forse sarei rimasto cosi, se udita non avessi alle finestre una voce, che mi passò al cor dolcemente e che mi parea di conoscere. Io era smontato dalla carrozza di posta a qualche distanza per non dar sospetto, collo strepito delle ruote, del mio arrivo. M’era coperto il capo col fazzoletto, perché allo splendore delle lanterne non mi conoscessero dalle finestre; e, quando, dopo aver picchiato la porta, udii gridare da una finestra: — Chi è lá? — procurai d’alterar la voce, ed altro non dissi che

— Aprite! — e questa parola bastò per far eh’una mia sorella mi riconoscesse alla voce e, mettendo un altissimo grido, dicesse alle sorelle: — È Lorenzo! — Discesero tutte come fulmini dalle scale, mi balzarono al collo e quasi mi soffocarono colle carezze e coi baci, e mi portarono al padre, che, all’udire il mio nome, e piú al vedermi, rimase immoto per piú minuti.

Oltre la sorpresa e il piacere cagionatogli dal mio arrivo improvviso, v’era una circostanza anteriore che rese e la sorpresa e il piacere infinitamente piú vivo. Essendo il secondo giorno di novembre, ossia la festa di tutti i morti, un giorno solennizzato particolarmente ne’ paesi cattolici, tutti i parenti e gli amici si uniscono verso la sera e passano molte ore della notte in gozzoviglie e giochi innocenti. Trovandosi quindi anche il padre mio co’ suoi figli, generi e nipotini, invitolli a bere alla mia salute, e fu questo il suo brindisi : — Beiamo alla