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spendemmo in quella cena parea che avessimo dimenticate del tutto le nostre orribili circostanze. Finita la cena, mescolò dello spirito con acqua e zucchero, me ne fece bever un bicchierino, e, bevendone un altro egli stesso: — Possa — esclamo vivamente, — possa avverarsi il mio sogno! — Parti poco tempo dopo, e si andò a dormire. Non si parlò piú di disgrazie per quella sera; ci addormentammo assai presto, e dormimmo placidamente. All’alba del giorno mi risvegliai:

10 mi sentiva nell’anima una certa tranquillitá, una certa gioia, che, per quanto studiassi, non potea intendere da che derivasse. Mi risovvenni nulladimeno clic quel giorno dovea partire di quella casa, e la mia tranquillitá cominciava a diminuirsi, quando, dopo aver picchiato blandamente la porta, vedo entrar 11 padron di casa, e, senza parlare, presentarmi una carta.

Credendo che fosse il suo conto e che con quella mattutina presentazione volesse intimarmi la subita partenza, stesi tristamente la mano per prenderla; ma egli allor, ritirando la sua:

— Ecco una lettera — disse; — ma non posso darvela, signore, se non mi date uno scellino. Il postiere è alla porla, e bisogna pagarlo. — Trassi di tasca il fazzoletto, che solo ancora mi rimaneva, e lo pregai di prenderlo e di pagare quello scellino per me. Parve impietosirsi quel vecchierello, e, rifiutando l’offerta fattagli del fazzoletto, mi diede la lettera e se n’andò. Guardai subito la soprascritta e m’accorsi che presso al mio nome v’erano tre parole, che dicevano: «Con venti ghinee».

Non può imaginare gli affetti che sorsero in un istante nell’animo mio, quando lessi queste parole, chi non si è mai trovato in circostanze simili a quelle in cui era io. Mostrai quella soprascritta alla mia Nanci, ed ella gridò, esultante a tal vista: — È mia sorella che scrive! — Tacque, ciò detto, per piú di cinque minuti, oppressa anch’ella e soprafatta al pari di me da quel nuovo e improvviso tratto della provvidenza.

Apersi alfine quel foglio, ed eccone il contenuto: Caro Da Ponte, le iniquitá di Badini obbligarono 1 ’impresario dell’opera di cacciarlo dal suo teatro. Occorrendogli un poeta, e udito avendo parlare di voi, mandò per me e mi commise scrivervi