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saggi, giusti e rispettabili soggetti della sua patria. Io non posso ricordar il di lui nome senza lagrime di riconoscenza e di venerazione. Corsi al suo tribunale; gli feci un racconto esatto di tutte le cose. Mi disse che non era che csecutor dell’altrui volontá, che non gli era noto quali fossero le mie colpe, che al tribunal della polizia, di cui egli era direttore, non era stato in alcun tempo portata accusa contra me; ma ch’io aveva dei possenti nemici nel teatro, i quali dipinto m’avevano con neri colori alla corte, e particolarmente all’imperadrice. L’assicurai della mia innocenza: gli dissi ch’io sapeva di non aver mai fatta cosa contro le leggi e il dovere d’un uomo sociale. Parve di crederlo. La veritá ha i suoi caratteri. Ella si fa riconoscer facilmente da un’anima giusta. Lo pregai d’impetrarmi una proroga d’otto giorni, nei quali proponeva di giustificarmi. Me li impetrò da Francesco secondo, allora correggente. In questo spazio di tempo esaminai, cercai lumi e scrissi tutte quelle instruzioni ch’io riputava opportune alla circostanza. Offersi attestati di personaggi irrefragabili, per provar l’onestá della mia condotta civile. Ignaro delle precise calunnie, onde s’era proceduto con me tanto atrocemente, feci l’enumerazione di tutti i delitti che possono meritar i supplizi della umana giustizia, anche volendosi adoperare il piú severo rigor delie leggi, provando ch’io era innocente Io esibiva a tal prova l’ostaggio della libertá e della vita Non giovò nulla. Francesco, esecutore e nulla piú della volontá del padre, lette e ponderate le mie ragioni, altro non potè far che compiangermi c consigliarmi d’andar sollecitamente a Trieste, dove si doveva in pochi giorni trovar Leopoldo, per fare le mie difese e per implorare giustizia. Abbracciai sul fatto il consiglio di quell’ottimo principe.

Giunto in Trieste, mi presentai al conte Brigido, governatore di quella cittá. Egli aveva saputa tutta la storia delle mie avventure. Per qualunque modo gliel’avesser dipinta, ei non isdegnò d’accogliermi con affabile cortesia. Udi nuovamente da me medesimo il racconto de’ casi miei, lo credette veridico e, con una rara bontá, m’offerse protezione, assistenza, amicizia. Ei non mancò in alcun tempo alla magnanima offerta. L’anima