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da Giuseppe e da altri, io non avessi, per la mia eccessiva liberalitá, risparmiato in si lungo tempo che alcune centinaia di piastre (forse seicento), pure io credeva che queste bastar mi dovessero per viver decentemente, finché la provvidenza m’ollrisse qualche novello impiego. Seguitai dunque a vivere in tutto e per tutto come prima, e, dopo non molti giorni, mi trovai in tanta calma di spirito, che mi venne voglia di andare a vedere il mio Assur , che si dovea rappresentare da nuovi cantanti. Affacciatomi alla porta del teatro, parve che il ricevitor de’ biglietti rimanesse confuso. Io soleva avere prima d’allora libera l’entrata a’teatri di Vienna: tuttavia m’era provveduto del mio biglietto, cui senza parlare gli presentai. Lo rifiutò civilmente, mi chiamò da parte e, quasi piangendo, mi disse: — Caro signor Da Ponte, la prego perdonarmi, ma non posso lasciarla entrar nel teatro. — Chi vi diede l’ordine? — dissi. — Thorwart — rispose egli. 11 principe Adamo Auesperg, ch’era alla porta, udi il nostro discorso, mi prese per la mano e mi condusse nella sua loggia. Gli narrai la mia storia, ne parve sorpreso e dolente : s’offerse di parlar all’imperatore perché m’ascoltasse ; ma io, che aveva cominciato a gioire della mia pace, pregai si lui che infiniti altri cavalieri o dame, che la medesima offerta mi fecero, di lasciar correr le cose senza mischiarsene. Io non poteva partire con piú gloria di Vienna. In undici anni di servizio avea composti quindici drammi, nove de’ quali furono i soli che vi si rappresentarono centinaia e centinaia di volte, con applauso sempre crescente, in quel teatro, che, senza lo zelo e maneggio mio, sarebbe giá stato chiuso. Nell’anno medesimo in cui fui congedato, queste nove opere erano le sole che su quel teatro si rappresentassero e che fossero generalmente ricercate ed amate; due cantate serie erano state in quell’epoca stessa la delizia di quella cittá ; e la mia canzone per la morte di Giuseppe secondo era stata ripubblicata nell ’Anno poetico in Venezia, in Trevigi, con note del celebre Giulio Trento, ed in molte altre cittá dell’Italia: in modo da non lasciar perire il mio nome per la mia partenza di Vienna. Tutte queste mie glorie però accrebbero, piuttosto