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abbastanza guardingo. Gli apersi il core, gli dissi ch’io mi presentava all’imperatore per chiedergli una prigione, dove intendeva di stare finché egli riconoscesse giustizia. Tentò tutte le strade per impedirmelo: m’accarezzò, mi pregò, mi disse che in quei giorni doveva cangiarsi il direttore, il qual sapeva bene che mi amava e faceva gran conto del mio talento, e ch’io non doveva disgustarlo andando dal sovrano; che il principe si lasciava acciecar dal Salieri, ma che il conte lo conosceva, ecc. ecc. Mi son lasciato sedurre, e cessai di ricorrere. Non passarono due giorni che riconobbi il mio fallo. Volli parlare al nuovo direttore: non fui ricevuto. Crescevano intanto i tumulti e le ciarle: gli oziosi, i malevoli, i falsi amici fingevano d’avvertirmi per compassione, ma lo facevano per tormentarmi. Un di mi fu annunziato che Rosemberg volea carcerarmi, perché il Bussani gli aveva detto che per mia colpa non si poteva rappresentare cert’opera. Divenni furente. Disperando ottenere un’udienza particolare da Cesare, gli scrissi una lettera: 10 non sapeva però come fargliela capitare. Un certo Lattanzio, scrittore della gazzetta Vox populi , s’offerse di dargliela in propria mano. La circostanza mi fece accettare l’offerta, quantunque sapessi che il portatore era un falsificatore di cedole, scappato dall’ergastolo di Roma. Ma egli si faceva credere un de’ primari favoriti del monarca. Inserilla costui nel suo manoscritto, e consegnolla al padrone con questa nota: «Ecco una lettera che merita la disapprovazione d’un saggio re. Si dice che sia del Da Ponte.» Io gli aveva regalata una scatola e un medaglione d’oro per la offerta, a me fatta da colui, di darla in proprie mani dell’imperatore. Credo d’aver pagato assai bene 11 boia che mi frustò. Due giorni dopo, ordinommi di pubblicarla ed assicurommi che in breve tempo avrebbe deH’ottime nuove da darmi. Infatti non potevan esser migliori! Dopo tal fatto noi vidi che una sola volta, e fu per dirmi queste parole:

— L’imperatore m’ha proibito aver alcun affare con lei.— Sonisi e lo pregai di porre questa storiella tra le «cedole false» o sulle porte dell’ergastolo. Fu punito, a suo tempo, costui della sua iniquitá dal medesimo Leopoldo.