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cosa. Vi si fecero delle aggiunte, vi si cangiarono delle arie, si espose di nuovo sulle scene; e il Don Giovanni non piacque. E che ne disse l’imperadore? — L’opera è divina: è forse forse piú bella del Figaro , ma non è cibo pei denti de* miei viennesi. — Raccontai la cosa a Mozzart, il quale rispose senza turbarsi : — Lasciam loro tempo da masticarlo. — Non s’inganno. Procurai, per suo avviso, che l’opera si ripetesse sovente; ad ogni rappresentazione l’applauso cresceva, e a poco a poco anche i signori viennesi da’ mali denti ne gustarmi il sapore e ne intesero la bellezza, e posero il Don Giovanni tra le piu belle opere che su alcun teatro drammatico si rappresentassero.

Fu a quest’epoca, se non fallo, che la Coltellini, famosa attrice ma debole cantante, venne per la seconda volta a Vienna. Ella era la sirena favoritissima di Casti, e in conseguenza del conte di Rosemberg, dall’imperadore medesimo assai ben veduta. Essendo essa o immaginandosi d’essere mal vista e perseguitata dal maestro Salieri, che reggeva in gran parte il teatro, scrisse una lettera si viva e si ardita all’imperadore, che venne ordine preciso di congedare la compagnia degli italiani. Thorwart, vice direttore del teatro e nemico mortale degli italiani, venne lietissimo alla prova dell’opera e lesse una lettera, scritta dal campo al conte direttore, nella quale gii dava perentoriamente l’ordine di dire a ciascun di noi che alla fine di quella stagione Sua Maestá intendeva di chiudere il teatro italiano.

Questa novella contristò tutta la cittá, tutti i cantanti e almeno da cento persone, tra suonatori, illuminatori, figuranti, comparse, sarti, pittori, servi, ecc., che da questo stabilimento traevano la lor sussistenza e quella delle loro famiglie. Mi entrò nella testa l’ardito pensiero di fargli cangiare consiglio o di trovar qualche mezzo di ritener i cantanti, senza dipendere dalla corte. Andai a trovare tutte quelle dame, che amavano sopra tutto il nostro teatro; e, fatto un piano semplicissimo, che dovea risparmiare un terzo ahnen della spesa, senza scemar alcun virtuoso favorito, proposi di fare una sottoscrizione di centomila fiorini per un fondo teatrale, e depositarlo nel banco regio, senza debito di pagar interesse. Dopo aver con questo fondo e l’entrate