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— Ebbene, n’abbia il Da Ponte quanti gliene occorrono. — In men di mezz’ora giunsero ventiquattro ballerini, ossia figuranti: al fine del secondo atto si ripetè la scena ch’era cavata, e l’imperadore gridò: — Cosi va bene! — Questo nuovo atto di bontá sovrana raddoppiò l’odio e la brama ardentissima di vendetta nell’animo del mio potente persecutore. Aveva io chiesto, pochi di prima, che mi fosse pagato dalla cassa teatrale certo danaro, che per diritto di contratto mi era dovuto. Trovò egli delle cavillazoni per defraudarmene, ed io, che non volli per piú ragioni parlarne al mio reale signore, provai d’ottenere coll’arte quello che non poteva colla giustizia. Casti era la susta principalissima, che moveva in tutto quell’uomo debole: pensai dunque di scriver a lui un’epistola in versi, che contenesse non solo la mia domanda e le mie ragioni, ma un elogio altresi del suo merito; ed egli, conseguentemente, trovati avendo que’ versi bellissimi, lodolli, recitolli agli amici suoi ed al signor conte, ed io ebbi scnz’altre opposizioni il danaro richiesto.

Laudes, crede tnihi, placatit homitiesque deosque. Stamperò novellamente questi versi, che, se non sono belli, furono fortunati.

Epistola all’abate Casti Gentil Casti, ho stabilito, ecc. (0.

Si rappresentò frattanto l’opera di Mozzart, che. ad onta de’ «sentiremo» e de’ «vedremo» di tutti gli altri maestri e de’ lor partigiani, ad onta del conte, di Casti e di cento diavoli, piacque generalmente, e fu dal sovrano e da’ veri intendenti come cosa sublime e quasi divina tenuta. Anche il libretto si trovò bello; e il mio castissimo comentatore fu il primo a farne rimarcar le bellezze. Ma quali erano queste bellezze? — È vero che non è che una traduzione della commedia di Beaumarchais ; ma vi sono I k _ (i) Manca il resto dell ’Epistola [F.d.l,