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Infiniti furono gli atti di simile generositá, che onoraron la vita e che onoreranno per sempre la memoria di questo buon principe, a dispetto di tutti coloro che per invidia, per ipocrisia o per ignoranza osarono, e in vita e dopo la sua morte, parlare e scrivere contra le cose fatte da lui, contra la sua saviezza e sovra tutto contra il suo cuore. Né solamente era generoso e benefico, ma accompagnava di tanta grazia le sue beneficenze, che ne raddoppiava il piacere e la maraviglia del beneficato.

E, perché spero di far cosa grata a’ miei lettori, lasciando da parte per poco tempo la storia di Casti e del suo mecenate, racconterò due azioni di questo adorabile principe, le quali, sebbene in sé stesse bellissime e della piú alta lode degne, nulladimeno debbono essere state del tutto ignote a’ suoi biografi ed encomiatori, perché da nessuno se n’è, per quel ch’io sappia, fatta menzione.

La moglie del sarto, da cui aveva preso un alloggio, era bella, giovane, compiacente e sopra ogni credere sollazzevole. Frequentavan diverse persone la casa sua: tra l’altre una vedova molto ricca, che, sebbene arrivata all’anno sessantesimo di sua vita, amava meglio rimaritarsi che dire orazioni. Aveva costei quattro figliuoli, ed eran carichi tutti quattro di numerosa famiglia; ma, benché figli di ricco padre, nulladimeno obbligati erano a guadagnarsi il pane col lavoro delle lor mani, perché il padre lasciato aveva piú di due terzi di sua facoltá alla consorte, e questa amava piú sé che i soni figli e piú il proprio piacere che quello degli altri. Veniva altresi spessissimo in quella casa un giovine gioielliere, avvenente della persona, gentil di maniere e d’un carattere gaio e piacevole quanfaltri mai. La vedovella dai dodici lustri l’adocchiò due o tre volte, e, credutolo tenero e delicato boccone per i suoi denti o, per meglio dire, per le sue giá indurate gengive, ne divenne mattamente ghiottissima, e credè poter supplire colle ricchezze a’ danni dell’etá, alle rughe del volto e a tutti i difetti d’un’invecchiata natura. Del resto non era né schifosa né disgustosa. Per un uomo di pari etá sarebbe stata un partito ottimo. S’accontò dunque colla Lisetta (cosi chiamavasi la moglie del sarto), la quale da principio ne