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Credendo ch’io solo fossi la vera causa del suo non essere amato, ne ingelosi bestialmente e concepí un odio implacabile contra me e un vivo desiderio di vendicarsene. Incontrandomi a caso un giorno in una bottega di caffè e sembrandogli che io fossi alquanto pensieroso, me ne chiese con simulato rincrescimento il motivo. Sapendo da un canto ch’egli esercitava la chirurgia, e non sapendo dall’altro la storia de’ suoi amori e la sua avversione gelosa per me, non ebbi difficoltá di dirgli che era dolente per la necessitá, in cui sarei, di farmi tagliare un’escrescenza carnosa in una gengiva, cagionata dall’estrazione d’un dente, escrescenza che di giorno in giorno maravigliosamente ingrossavasi. — E chi — diss’egli — consigliovvi di fare un taglio? — Il signor Brambilla — risposi (era questi il primo chirurgo dell’imperadore). — Male, male, malissimo — ripigliò colui. — Se voi mi date uno zecchino, io fo sparir l’escrescenza senza incisione. — Gli diedi il danaro chiestomi, ed ei parti. Ritornò in pochi minuti, e mi die’ una bottiglietta d’un liquore tanto possente, che in meno di sei giorni quell’escrescenza se n’era quasi ita. M’aveva ordinato egli di ammollare un pezzetto di tela in una piccola quantitá di quel liquore, indi porre la tela sull’escrescenza, prendendo ben cura di non inghiottirne alcuna quantitá considerabile. Una donna, che avea la cura della mia guardaroba, entrò a caso nella mia camera, mentre stava facendo per la settima volta questa operazione, e, in un’occhiata sola vedendo me porre in bocca la tela di giá ammollata, mise un grido spaventevole e altro non disse:

— Santo Dio, acquafòrte! — Mi strappò la bottiglia e la tela di mano; le riesaminò, mise il medesimo grido, e ripetè:

— Acquafòrte! acquafòrte! — Ella avea l’uso d’adoperarne nel lavare le mie calzette di seta, e cosi conobbe che cosa era. È facile pensare com’io rimasi. Mi fece lavar la bocca con acqua e aceto, con latte e non so con quante altre cose; ma il male era giá fatto. In otto giorni mi caddero otto denti di bocca, e, dall’inghiottire che feci alcune particelle di quel possente veleno, perdei talmente ogni appetenza al cibo, che per un anno intero pareva a tutti un miracolo, ch’io potessi