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ad alcun monarca. Quantunque ognun mi dicesse che Giuseppe era il principe piú umano ed affabile del mondo, pur non potei comparirgli innanzi senza sommo ribrezzo e timiditá. Ma l’aria ridente della sua faccia, il suono soave della sua voce, e sopra tutto la semplicitá estrema de’ suoi modi e del suo vestire, che nulla uvea ili quello che imaginavami d’un re, mi rianimaron non solo, ma mi lasciarono appena spazio d’accorgermi ch’era davanti ad un imperndore. Aveva inteso dire ch’ei giudicava spessissimo gli uomini dalla loro fisonomia: parve che la mia non gli dispiacesse, tal fu la grazia con cui mi accolse e la benignitá con cui accordommi la prima udienza. Come era vago di saper tutto, cosi mi fece molte domande relativamente alla mia patria, a’ mici studi, alle ragioni che mi avevano condotto in Vienna. Risposi a tutto assai brevemente, del che pure sembrommi soddisfattissimo. Mi domandò per ultimo quanti drammi aveva composti, al che soggiunsi francamente: — Sire, nessuno. — Bene, bene! — replicò sorridendo — avrem una musa vergine. — È facile pensare come io son partito da quel regnante: il mio core era pieno di mille grati sentimenti di gioia, di riverenza, d’ammirazione. Fu quello senza alcun dubbio il piú dolce e delizioso momento della mia vita. Crebbe di molto la mia consolazione, quando Salieri mi disse, dopo aver parlato all’imperatore, ch’io aveva avuta la sorte di piacergli. Questo solo mi diede forza da soffrir tutto nella mia non breve teatrale carriera in Vienna; questo mi <u di maggior aiuto di tutti i precetti, di tutte le regole d’Aristotile, da me lette poco e meno studiate; questo fu l’anima del mio estro, la guida della mia penna in una gran quantitá di drammi da me composti pel suo teatro; questo alla fine mi fece uscir vittorioso da un feroce conflitto in me mosso, fin dal cominciamento della mia promozione, da una masnada implacabile ili criticucci, di pedantucci, di scioli, di semiletterati, di poetastri, e, dopo questi, da uno dei piú celebri e famosi poeti del nostro secolo, che mi fece l’altissimo onore di invidiarmi non solo, ma di insidiarmi per mille turpi maniere quel posto, come nel corso vedremo di questa storia.